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Fotografavano e filmavano i loro tre figli completamente nudi, con le parti intime in primo piano, «in scene di vita quotidiana». Materiale che poi veniva pubblicato su internet. Per questo ora la madre e il padre di tre bambini che all’epoca dei fatti avevano 5, 8 e 9 anni, sono a processo davanti al giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Paola Della Monica.
Pedopornografia, arrestati anche autista scuolabus e catechista
L’accusa contestata è pedopornografia, «con l’aggravante - si legge nel capo di imputazione - di aver commesso il fatto in qualità di genitori e nei confronti di minori di 16 anni». L’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Eugenio Albamonte, è partita dalla segnalazione della polizia postale. Durante la perquisizione nell’abitazione della coppia, effettuata il 15 novembre del 2021, gli agenti hanno trovato 72 file, di cui 68 foto e 4 video, «ritraenti i figli minori in pose lascive», mentre dormivano o interagivano tra loro e con i genitori.
LE INDAGINI
L’agenzia statunitense “Centro nazionale per i bambini scomparsi e sfruttati” (Ncmec) ha scoperto che il 30 maggio 2021 un uomo - poi identificato nell’imputato, padre dei tre ragazzini - aveva caricato in rete il video di un bambino senza biancheria, che, dando le spalle all’obiettivo, si piegava in avanti.
Il 4 febbraio del 2022 il Tribunale dei minorenni di Roma ha disposto la sospensione dall’esercizio della responsabilità genitoriale per la coppia, nominando un curatore speciale. La madre si è difesa con gli investigatori dicendo che «non c’era nulla di deprecabile nell’avere immagini di nudo dei figli». E, sempre durante la perquisizione domiciliare, i genitori hanno scaricato sui loro bambini la responsabilità della pubblicazione sul web di quel materiale; precisando che avevano l’abitudine di farsi foto e video senza il loro controllo. Una tesi che però non ha convinto il pm, portandolo a chiedere il loro rinvio a giudizio.
L’UDIENZA
I due imputati (33 anni lui, 34 lei), difesi dall’avvocato Elisa Forte, hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato. Nella prossima udienza, fissata a giugno davanti al gup, rilasceranno entrambi spontanee dichiarazioni. Il curatore speciale dei bambini si è costituito parte civile nel processo, sostenendo che i tre fratelli «hanno manifestato in più occasioni il loro disagio e la loro angoscia». Inoltre, come riferito dagli psicologi della polizia, utilizzavano «un linguaggio adulto, fatto di volgarità» e che guardavano contenuti multimediali non adatti alla loro età. In particolare il più piccolo, ad appena 5 anni, sapeva a memoria - e per di più in lingua coreana - le battute della serie “Squid Game”, famosa per la sua violenza.
Il Messaggero