Romani doc, ecco il Palazzo del freddo di Fassi e i segreti del gelato artigianale

Romani doc, ecco il Palazzo del freddo di Fassi e i segreti del gelato artigianale
Ci sono famiglie che hanno contribuito a scrivere pagine importanti della storia di Roma. Ci sono persone che ogni giorno, ininterrottamente e per anni, mettono al servizio dei...

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Ci sono famiglie che hanno contribuito a scrivere pagine importanti della storia di Roma. Ci sono persone che ogni giorno, ininterrottamente e per anni, mettono al servizio dei romani la propria passione facendo nascere storie incredibili. Ci sono infine uomini, entrati così in simbiosi con questa città, da capirne in anticipo gli umori e soddisfarne le passioni. La famiglia Fassi , storico cognome legato all'arte gelatiera della capitale, è riuscita ad abbracciare Roma e i romani come poche altre. Bisnonno, nonno, papà, zii e figli. Ognuno ha dato il suo contributo nello scrivere la storia. Ecco perchè da 130 anni Fassi e il suo gelato regala momenti di piacere grazie a coppette, granite e coni doppia panna. 

 

Oggi il Palazzo del Freddo, lo storico negozio in via Principe Eugenio dove si produce uno dei gelati artigianali più apprezzati della città, è guidato da Andrea Fassi, ultimo esponente della famiglia, ed è molto più di una semplice gelateria. E' un punto di incontro per un intero quartiere, una testimonianza di una Roma che fu - grazie anche al carattere liberty che la proprietà ha mantenuto con convinzione -  un luogo di aggregazione tra le mille culture che qui si incrociano e che, con un gelato in mano, imparano a conoscersi e in ultimo è diventato un ateneo del gelato dove, chi volesse intraprendere questa professione, può andare e imparare un mestiere. 

Non si riesce a scrivere la storia della ristorazione romana se non si è perfettamente inseriti nelle pieghe di questa città che seppur tra mille problemi e duemila anime, chiede di essere capita, amata e sopportata. Ed infatti riesce solo a pochi una avventura del genere, riesce solo a quei romani doc, visionari e innamorati della propria città.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero