Licenziati dormivano in auto: imprenditore offre loro vitto, alloggio e lavoro

Dormivano in macchina a Velletri, un imprenditore gli offre vitto, alloggio e lavoro
Da ieri notte Antonella, Paolo e Massimo dormono in un letto e hanno, finalmente, un tetto sulla testa. I tre, che fino a martedì hanno dormito per due mesi in una Nissan...

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Da ieri notte Antonella, Paolo e Massimo dormono in un letto e hanno, finalmente, un tetto sulla testa. I tre, che fino a martedì hanno dormito per due mesi in una Nissan Micra parcheggiata in via Pieroni a Velletri, hanno trovato una mano tesa: a tendergliela non è stato un angelo ma un imprenditore consapevole della propria fortuna e intenzionato ad offrire una possibilità per rialzarsi a chi è caduto in disgrazia.

 
L’articolo pubblicato domenica con cui i tre chiedevano aiuto, ha smosso le coscienze. Le richieste che i tre avanzavano al Comune per ottenere una casa popolare non potevano essere ascoltate: per gli alloggi Ater, infatti, esiste una graduatoria che deve essere rispettata. I tre, però, chiedevano anche un lavoro per potersi riscattare. Daniele Santini, noto e apprezzato ristoratore di Velletri, titolare del ristorante Paradiso ha risposto senza indugio.

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Ieri mattina li ha incontrati sulle scale del Comune di Velletri proponendo loro una sistemazione abitativa, il vitto e la speranza di un lavoro in una delle sue attività ristorative. Ai quattro che sulle scale del Comune parlavano di progetti, si è avvicinata anche l’assessore ai servizi sociali Giulia Ciafrei e il sindaco Orlando Pocci. La Ciafrei ha ringraziato l’imprenditore per aver offerto una soluzione che il Comune era impossibilitato ad offrire auspicando che altri possano prendere spunto per iniziative simili.


«La decisione di intervenire per aiutare Antonella, Paolo e Massimo l’ho presa insieme a mio padre Francesco, mia madre Giuliana mio fratello Claudio e mia moglie Luisa - ha dichiarato Daniele Santini - Da sempre la mia famiglia non si è mai tirata indietro quando si è trattato di poter tendere una mano. L’ho fatto nella speranza che sia di buon esempio per altri ed anche per far riflettere coloro che si lamentano sempre, di quanto siano in realtà fortunati ad avere un lavoro ed una casa». I tre, a seconda delle loro capacità, saranno impiegati con il tempo e con regolari contratti nelle attività della famiglia.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero