Dalle spiagge alle case, il litorale romano ora è invaso dalle falene

Svolazzano in mezzo al traffico della città, in spiaggia tra i bagnanti sotto l’ombrellone, lungo la ferrovia. Entrano nei negozi, si infilano nei municipi e persino...

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Svolazzano in mezzo al traffico della città, in spiaggia tra i bagnanti sotto l’ombrellone, lungo la ferrovia. Entrano nei negozi, si infilano nei municipi e persino nei corridoi del tribunale di Civitavecchia affollato da avvocati e magistrati. Un’invasione di farfalle senza precedenti che sul litorale nord, da Ladispoli a Civitavecchia, ha richiamato le attenzioni dei cittadini prima, degli esperti poi. Sì perché in migliaia hanno iniziato a scrivere sui social preoccupandosi per l’ondata di lepidotteri, soprattutto nelle zone di campagna dove qualche agricoltore teme persino danni alle proprie coltivazioni.  Ma l’allarme sembra essere infondato secondo i docenti di zoologia. I residenti si dividono. “Ci sono falene dappertutto, ce le ho anche dentro casa”, scrive allarmata Barbara. “Occhio che depongono le uova, almeno da casa fatele uscire”, risponde Anna.


Mentre Alessia è ammirata dalle coreografie di questi ospiti: “È un regalo di questa estate. Godetene che non capita sempre”. Laura V. ha avuto un incontro ravvicinato: “Ero in bici sulla ciclabile di Palo e ne avrò inghiottite tre o quattro”.



I motivi dell’aumento demografico delle falene, il nome scientifico è Lymantria dispar, possono essere molteplici e differenti l’uno dall’altro. Una tra queste la diminuzione dei loro predatori naturali: gli uccelli insettivori. Proprio Ladispoli, ad esempio, il mese scorso ha dovuto fare i conti con la morte improvvisa di migliaia di rondini e rondoni forse per le temperature troppo rigide in un maggio decisamente invernale.



Tanti altri esemplari erano invece riusciti a rifugiarsi sui balconi o all’interno degli appartamenti richiamati dalle fonte di calore. Ma se in teoria dovrebbero volare di notte, perché girovagano anche di giorno? “Intanto non direi possa essere in relazione la diminuzione degli uccelli con l’aumento delle farfalle. Il maggio non primaverile sicuramente può aver inciso, quello sì. Nessun danno alle piante e all’agricoltura perché i bruchi mangiano le foglie di quercia, forse qualche danno alle alberature in città”, sostiene Antonio Pizzuti Piccoli, biologo e responsabile dell’oasi naturale del bosco di Palo a Ladispoli. “Per quanto sia strano quindi nessuna paura. Anche perché le falene, come le farfalle, possono resistere al massimo un mese e tra un po’ di giorni non ci saranno più”, conclude Pizzuti.


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Il Messaggero