Roma, Facebook vietato ai dipendenti del Comune: «Internet serve per lavorare»

Occhio ai «like», perché potrebbero costare caro. Il Campidoglio mette un argine alle navigazioni dei propri travet. Navigazioni virtuali, s'intende....

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Occhio ai «like», perché potrebbero costare caro. Il Campidoglio mette un argine alle navigazioni dei propri travet. Navigazioni virtuali, s'intende. Internet, d'ora in poi, potrà essere sfruttato solo per motivi di lavoro e non di svago. Niente Facebook, insomma, almeno mentre si è alla scrivania, e più ricerche utili, si spera, ai servizi da offrire ai cittadini. La misura è contenuta nel nuovo Regolamento per l'utilizzo delle dotazioni informatiche di lavoro, tredici paginette stilate dal dipartimento Trasformazione digitale e approvate pochi giorni fa dalla giunta di Virginia Raggi.


«La navigazione in internet - si legge nel provvedimento - è consentita per fini istituzionali e di servizio». E stop. Niente mi piace su Facebook, cuori su Instagram, cinguettii su Twitter. Le uniche eccezioni concesse? «Situazioni personali di natura emergenziale». Formula vaga, ma difficilmente incasellabile nell'alveo dei social network.

In Campidoglio si fa sul serio: «Comunicazioni e navigazioni», insomma le cronologie, saranno «tracciate e conservate per il monitoraggio a tutela dell'amministrazione e per riscontrare eventuali richieste all'autorità giudiziaria». Del resto le norme della pubblica amministrazione sono piuttosto severe, sull'argomento, e vengono citate più volte nell'atto di Palazzo Senatorio. Internet resta bandito anche per «scopi di profitto, visione di siti non pertinenti» e «aventi contenuti illeciti e/o pornografici». Sarà vietato pure scaricare file di ogni tipo «senza la preventiva autorizzazione scritta del Dipartimento». Non si potranno salvare pratiche di lavoro su piattaforme «cloud», reti accessibili da altri pc, magari privati.
La tagliola su Facebook & co resterà lettera morta? Pare di no. Il dipartimento Trasformazione digitale, guidato da Antonella Caprioli, «effettuerà verifiche a campione sugli accessi e sull'utilizzo dei sistemi informatici», ovviamente «nel rispetto della normativa vigente in materia di trattamento e protezione dei dati personali e dei provvedimenti emessi al riguardo dall'Autorità Garante».

La giurisprudenza del resto ha parlato chiaro, anche di recente. Proprio a inizio mese la Cassazione ha giudicato «legittimo» il licenziamento del dipendente che passa troppe ore su Facebook, confermando quanto aveva già deciso la Corte d'Appello per la segretaria di uno studio medico di Brescia che, in 18 mesi, si era collegata dal computer dell'ufficio 4.500 volte al social di Zuckerberg. Un comportamento «in contrasto con l'etica comune».

CELLULARI E TABLET

Il provvedimento licenziato dalla giunta grillina prevede anche un telefonino di servizio per la sindaca, gli assessori, i presidenti e vicepresidenti dell'Assemblea capitolina, i capigruppo, i presidenti dei municipi, più tutta una serie di figure tecniche, apicali e non, dal Ragioniere generale al capo dell'Avvocatura, dagli addetti stampa al capo segreteria della sindaca. Potranno anche chiedere tablet e book reader. Ma senza Facebook, a meno che non ci sia da aggiornare (o consultare) la pagina di «Roma Capitale» o di sindaca e politici vari. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero