Facebook, un bar sterminato: occhio ai commenti

Facebook, un bar sterminato: occhio ai commenti
Scusate, vi chiederei di non interpellarmi più. Non sono la silvia decina di cui parlate!!! @silviadecina Sono quelli che...

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Scusate, vi chiederei


di non interpellarmi più.

Non sono la silvia decina

di cui parlate!!!



@silviadecina



Sono quelli che su Facebook e Twitter si sentono troppo sicuri, dimenticano il ruolo che ricoprono e si fanno scappare commenti che sarebbe stato più saggio non rendere pubblici. Sono quelli, insomma, a cui parte un colpo.



Senza scomodare un vicepresidente del Senato che non di rado usa i social con toni e modi non da vicepresidente del Senato (tanto che ha involontariamente contribuito alla fortuna del tormentone “togliete Twitter a Gasparri”), sono tanti gli esempi, a destra e a sinistra, di chi si rende protagonista di scivoloni. Ieri si è parlato molto della capo segreteria del sindaco che su Facebook ha usato una frase assai aggressiva nei confronti di Salvini, ma l’elenco potrebbe essere molto lungo: senza riaprire vecchie ferite c’è stato l’addetto stampa di un partito che se la prendeva contro un eccesso di ladri in una istituzione, un portavoce di un politico che ha ecceduto nella foga del tifo calcistico, più di un rappresentante delle istituzioni che su Facebook, quando si parla della Roma, ha usato frasi che anche allo stadio apparirebbero fuori luogo, qualcuno di destra che si è pericolosamente avvicinato all’apologia di fascismo in rete.



Il problema è che davanti alla tastiera vera o virtuale di smartphone, tablet e pc, spesso perdiamo freni inibitori. E non ci rendiamo conto che ciò che scriviamo, specialmente se il nostro profilo è pubblico, non è una riflessione tra amici in privato, è un messaggio urlato in un bar sterminato che, spesso, non passa inosservato.



mauro.evangelisti@ilmessaggero.it

twitter: @mauroev Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero