Fabio, 30enne romano con sindrome di Down convocato alle Olimpiadi

Fabio Borgognoni, campione 30enne di Bowling con sindrome di Down. Sarà ai giochi Special Olympics di Abu Dhabi 2019
«Il sogno? Vincere una medaglia. E magari festeggiare in compagnia di Francesco Totti». Fabio Borgognoni ha 30 anni, è nato e vive a Roma e difenderà i...

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«Il sogno? Vincere una medaglia. E magari festeggiare in compagnia di Francesco Totti». Fabio Borgognoni ha 30 anni, è nato e vive a Roma e difenderà i colori azzurri nei prossimi Giochi Mondiali Special Olympics che si terranno ad Abu Dhabi, a marzo del 2019. Fabio è un atleta con sindrome di Down, punta di diamante della S.S. Lazio Bowling, società del team Special Olympics Lazio. Sarà negli Emirati Arabi Uniti anche grazie ad un’azienda privata romana, che ha deciso di adottarlo pagando parte delle spese di viaggio e permettendogli di vivere, così, un’esperienza straordinaria.  


IL BOWLING - Fabio ha cominciato con il nuoto quando aveva 10 anni, ma ha dovuto sospendere la sua attività sportiva per un problema alla tiroide che lo rendeva nervoso, stanco, deconcentrato e umorale. «All’asilo ha avuto un’insegnante di sostegno molto brava che però, una volta andata in maternità, fu sostituita con un’altra che non era in grado di aiutarlo», ricorda mamma Elsa. Alle scuole elementari il numero delle ore di sostegno diminuiscono. «Così spesso, quando andavamo a prenderlo, lo trovavamo in corridoio con le bidelle, oppure addormentato in un angolo», continua. Grazie ad un amico, poi, Fabio ha provato una nuova disciplina ed è entrato a far parte della S.S. Lazio Bowling: ha fatto progressi, i risultati sono arrivati e si è guadagnato il rispetto dei compagni. È stato premiato in diverse occasioni con riconoscimenti ed encomi. «Quando è arrivata la notizia della convocazione Fabio è stato felicissimo, facendo letteralmente i salti di gioia», racconta la mamma Elsa.
 

LA CONVOCAZIONE - La giornata di Fabio inizia presto al mattino, tra la partecipazione alle attività di Agorà, la cooperativa che se ne prende cura, e una passeggiatina con il suo cane. Gli allenamenti col bowling si fanno due volte a settimana. E i risultati sono stati sin da subito sorprendenti. Fabio ha collezionato vittorie su vittorie, punti su punti, birilli su birilli: fino alla convocazione ufficiale. «Ricordo benissimo il giorno in cui è arrivata la notizia – racconta mamma Elsa – Era superfelice, certo, ma allo stesso tempo era triste per la mancata convocazione di un suo compagno di squadra. Anche lui disabile, anche lui abilissimo nel bowling».

IL VIAGGIO - Le spese di viaggio, dicevamo, saranno supportate da un’azienda privata romana con sede ad Aprilia, che ha risposto all'appello di Special Olympics Lazio e ha deciso di partecipare alla campagna 'Io adotto un campione': «Da sempre portiamo avanti una politica di squadra – racconta Doriana D’Olimpio, direttore generale della Am.Co srl – Quest’anno però, con l’adozione di Fabio, abbiamo voluto condividere un’esperienza, un messaggio tutto speciale. Abbiamo l’opportunità di conoscere una realtà diversa che arricchisce tutti. Sono persone fantastiche piene di gioia di vivere, di forza e consapevolezza nel riconoscere la bellezza di essere se stessi». La medaglia? «Non ce l’aspettiamo, la stiamo già stringendo tra le mani. Perché non c’è premio migliore che quello di regalare un’opportunità, un momento che Fabio e tutti noi porteremo sempre nel cuore», conclude.


I FESTEGGIAMENTI - Obiettivi? Fabio è determinato. Non nasconde l’idea di puntare a una medaglia. «Anche se i fotografi e la grande pressione hanno influito non poco sull’ultima prestazione, costringendolo a un piazzamento sul gradino più basso del podio nell'ultima gara», sorride mamma Elsa. Ad Abu Dhabi Fabio non sarà solo: lo seguiranno nel viaggio sua mamma e sua sorella. Il papà, invece, rimarrà a Roma, anche perché i costi sono alti e gli Emirati non sono proprio dietro l’angolo. «Ma se torno con una medaglia voglio festeggiare con Francesco Totti – conclude Fabio – Questo scrivilo», sorride.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero