Finora l'ha sempre sfangata. Ma alla fine Ezio Capri, l'autista-cantante di Atac, l'emulo del Califfo pizzicato più volte a cantare Tutto il resto è noia...
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Roma, dai night alla banda dei ticket: il ritorno dell'autista Califfo
Davanti a due proscioglimenti da parte di altrettanti gip, che avevano ritenuto le assenze per malattia compatibili con le comparsate notturne, e non una truffa alla municipalizzata dei trasporti, come Ezio Capri ha sempre sostenuto, si era bloccata anche la richiesta di licenziamento presentata da Atac. E così Il Califfo de noantri, un paio di anni fa, era tornato alla guida dei bus, cambiando solo stazione. Solamente alla terza richiesta di spedire a processo l'autista canterino, e due ricorsi in Cassazione, il pm Erminio Amelio, nei giorni scorsi, ha vinto la battaglia, giuridica e giudiziaria, di portare l'emulo di Califano in aula per truffa.
I DANNI ALL'IMMAGINE
Il processo si aprirà il 20 marzo. E l'Atac, che di pari passo con la procura aveva presentato altrettanti ricorsi in Cassazione contro i primi proscioglimenti, è già pronta a presentare il conto costituendosi parte civile. Non tanto per le cinque serate in cui Capri nel 2013 ha incassato stipendio di Atac e gettoni nei night, quanto per il danno all'immagine. Posizione che di recente si è aggravata con un altro sospetto sull'autista. Capri, diventato una piccola star, con tanto di apparizioni in tv come all'Arena di Giletti, è finito di nuovo sotto procedimento disciplinare e con una nuova segnalazione in Procura a carico. Il suo nome compare nell'elenco dei sette dipendenti denunciati dalla partecipata dei trasporti per la truffa dei pedaggi delle strisce blu. Insieme ai colleghi, secondo l'azienda, avrebbe intascato i proventi del parcheggio dove è stato trasferito, appena riottenuto il posto. Biglietti della sosta incassati cash dai clienti, dopo l'apertura manuale della sbarra, senza però annotare l'operazione nella contabilità dell'Atac.
Le sue giustificazioni su questo punto non sono note. L'autista canterino, assistito dall'avvocato Roberto Porcaro, ha sempre respinto le accuse di truffa per le assenze: «Solo qualche giorno di malattia in due anni di servizio - sostiene - Se canto mentre non sto bene al massimo posso far male a me stesso. Se guido metto a rischio altri». Due gip alla fine gli hanno dato ragione. «Nessuno ha contestato la falsità dei certificati medici - erano state le conclusioni - La partecipazione all'evento canoro è compatibile con la malattia. Il dipendente in malattia, al di là di specifici orari, è libero di allontanarsi da casa». Il pm Amelio, invece, aveva ribadito, ottenendo per due volte il parere favorevole della Cassazione, «come una colica addominale e l'ipertensione nervosa lamentati mal si conciliavano con le esibizioni in pubblico visto che determinano sicuramente stress psico fisico sconsigliato a un soggetto debilitato».
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Il Messaggero