Evasione da Rebibbia, trasferiti 7 agenti: «Punizione per la scarsa sorveglianza»

Evasione da Rebibbia, trasferiti 7 agenti: «Punizione per la scarsa sorveglianza»
Punizione per tutti. Sette agenti della Polizia Penitenziaria in forza al carcere di Rebibbia sono stati trasferiti per l'evasione avvenuta nella notte tra mercoledì 26...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Punizione per tutti. Sette agenti della Polizia Penitenziaria in forza al carcere di Rebibbia sono stati trasferiti per l'evasione avvenuta nella notte tra mercoledì 26 e giovedì 27 ottobre. Tre albanesi tra cui un ergastolano sono tuttora in fuga. Gli agenti, pur in assenza di un vero e proprio provvedimento disciplinare, sono stati mandati a lavorare a Regina Coeli in via della Lungara. Si tratta di un uomo in servizio nella cosiddetta sala regia del penitenziario sulla Tiburtina - è la sala con le telecamere di controllo - e di altri sei colleghi che avrebbero dovuto sorvegliare il muro di cinta percorrendolo in macchina anche di notte lungo il perimetro interno.

Il provvedimento suscita l'ira del Sappe, il più grande sindacato della Polizia Penitenziaria, che lo contesta in toto. «Come al solito volano gli stracci - dice Donato Capece, segretario generale dell'associazione - Se c'è da contestare qualcosa a qualcuno, vanno rispettate le procedure. La domanda in tutta la vicenda dovrebbe essere un'altra: cosa ha fatto l'amministrazione penitenziaria dopo l'evasione da Rebibbia del febbraio 2016 (scapparono tre romeni)? La risposta è semplice: niente. I sistemi di prevenzione, compreso l'antiscavalcamento, continuano a non funzionare. Ma, benché si sia coscienti di tutto questo, si vanno a colpire gli agenti che sono in prima linea a fronteggiare l'emergenza. È la classica ricerca di un capro espiatorio».

LA FUGA
L'evasione è stata clamorosa come quella dello scorso inverno. Gli albanesi Basho Tesi, Ilir Pere e Mikel Hasanbelli, tuttora ricercati in tutta Italia, hanno segato le sbarre della cella. Erano circa le tre e un quarto della notte. Una volta arrivati nel cortile interno del carcere si sono arrampicati sul muro di cinta con una corda fatta con le lenzuola. Nessuno si è accorto di nulla. Dopo aver scavalcato il muro, si sono dileguati sulla Tiburtina. L'ipotesi più probabile è che fossero attesi all'esterno da uno o più complici.

LA POLEMICA

Ora arriva il trasferimento degli agenti. Lo ha disposto il provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria. Nel frattempo a Rebibbia stanno cambiando molte cose. Il direttore, Mauro Mariani, è in malattia dai giorni successivi all'evasione. Al suo posto è stata chiamata, dal carcere di Civitavecchia, Rossella Santoro. «La decisione sugli agenti è assurda - continua Donato Capece del Sappe - Tutti sanno che gli uomini lavorano al di sotto dei livelli minimi di sicurezza. Non bisogna meravigliarsi se accadono certe cose. Le responsabilità sono in alto e invece si va a colpire in basso. Cosa hanno fatto in tutto questo tempo il comandante di reparto, il direttore del carcere e lo stesso provveditorato regionale? Nulla. Il caso del sistema antiscavalcamento è esemplare: tutti, inclusi i detenuti, sanno che a Rebibbia non funziona. Sarebbe bastato stanziare il necessario e chiamare i tecnici per ripararlo. Neanche quello sono riusciti a fare. E ora se la prendono con gli agenti. Siamo di fronte a un atto di ritorsione per il quale protesteremo fortemente con il Ministro della Giustizia».
  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero