Eur, il killer ossessionato da una data: Oksana decapitata nell'anniversario della morte della fidanzata di Leonelli

Oksana Martseniuk
Non era una domenica qualsiasi per lui, non era una giornata come le altre per lei. Per Federico Leonelli quella data, il 24 agosto, era un’ossessione: da quando nel 2012...

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Non era una domenica qualsiasi per lui, non era una giornata come le altre per lei. Per Federico Leonelli quella data, il 24 agosto, era un’ossessione: da quando nel 2012 aveva perso la fidanzata per un aneurisma cerebrale. Da allora le sue condizioni erano peggiorate, nel 2013 sempre il 24 agosto, in occasione del primo anniversario della morte, era già andato in escandescenze.






Si trovava a Berlino: avrebbe improvvisamente iniziato a gridare frasi farneticanti e ad assumere atteggiamenti violenti, tanto che, fermato dalla polizia, venne sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio.



La sorella di Leonelli, assistita dall'avvocato Giuseppina Tenga, ha consegnato al pm Luigi Fede la documentazione clinica relativa al ricovero in Germania del trentacinquenne che ha ucciso con 40 coltellate e decapitato Oksana Martseniuk, 38 anni, la colf ucraina che lavorava nella villa in via Birmania di cui era ospite anche lui.



Anche per lei non era un giorno qualsiasi. «E’ morta come una combattente, nel giorno dell’anniversario della liberazione dell’Ucraina», la piangono i connazionali di Roma. «Quella mattina la aspettavamo in chiesa, c’era una grande festa per i ventitre anni dell’indipendenza». A Kiev sfilavano le parate, qui erano in programma preghiere, feste, incontri.



«HANNO DISCUSSO DI POLITICA»

La comunità è sconvolta, qualcuno ritiene che i due possano aver discusso di politica e religione, Oksana seguiva preoccupata gli scontri in atto nel suo Paese. Era appena tornata a Roma, dove lavorava per dare un futuro alla figlia Anastasia, 12 anni, comprarle una casa e mandare i soldi alla madre anziana e malata.



Per 6 anni si era occupata di due gemelli a Grotte di Castro, da novembre era la colf di Giovanni Ciallella, nella lussosa villa dell’Eur. «Diceva che il datore di lavoro era bravissimo, sarà lui a pagare le spese per riportarla a casa. E con me parlava solo della figlia e della situazione in Ucraina. Che cosa brutta che è successa», piange l’amica Halyna.



Al padrone di casa aveva confidato via sms le paure per i comportamenti di Leonelli. L’uomo soffriva fin dall'adolescenza di una malattia psichica, iniziata prima dei 17 anni con disturbi del sonno sempre più frequenti (narcolessia alternata a insonnia), culminata in una sorta di bipolarismo.



Ai momenti di lucidità seguivano veri e propri deliri: raccontava di far parte della Cia, di lavorare per la Nasa. Si definiva «il nuovo Messia», voleva arruolarsi a Gaza. Era seguito da due psichiatri, avrebbe iniziato ad abusare di farmaci, procurandoseli su internet (prima dell’estate, il medico l’ha scoperto e ha deciso di sospendergli la terapia: i farmaci potevano provocare allucinazioni).



Anche la sorella, l’aveva pregato di farsi ricoverare, ma lui ha sempre risposto di star bene. «La vita di mio fratello potrebbe essere un vero e proprio romanzo». Ma agli ucraini che seguono sconvolti quanto accaduto ad Oksana non sono piaciute certe frasi. «Non una parola per quella povera donna, dice di perdonare chi ha sparato al fratello... ma non nomina mai Oksana». E Irina, la migliore amica: «In quel piccolo corpicino di 45 kg, 40 coltellate noi viviamo tra i mostri».



Oggi la scientifica visionerà i filmati delle telecamere di videosorveglianza. Dovrebbero aver ripreso le scene del massacro e la dinamica dell'uccisione di Leonelli. Saranno fondamentali per chiarire la posizione dei due poliziotti che hanno aperto il fuoco. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero