Roma, spedizione punitiva all'Esquilino: senegalese accoltellato da un gruppo di filippini

Roma, spedizione punitiva all'Esquilino: senegalese accoltellato da un gruppo di filippini
Ha rischiato di finire in tragedia una «spedizione punitiva», forse per motivi di odio razziale, da parte di un gruppo di filippini nei confronti di due nordafricani, abitanti...

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Ha rischiato di finire in tragedia una «spedizione punitiva», forse per motivi di odio razziale, da parte di un gruppo di filippini nei confronti di due nordafricani, abitanti in uno stesso stabile di Porta Maggiore a Roma. Un senegalese di 50 anni è stato accoltellato ed è rimasto gravemente ferito, ma la polizia è riuscita a identificare il gruppo di aggressori, tra cui un filippino di 43 anni fermato per tentato omicidio. Tutto è avvenuto nella notte del 28 giugno scorso. Ad avere la peggio uno dei due aggrediti, che dopo essere stato colpito con calci e pugni è stato ferito più volte con uno stiletto all'addome, riportando profonde ferite. Ricoverato in gravissime condizioni, è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico ed i medici sono riusciti a salvargli la vita. Appena avuto notizia dell'accaduto, sono scattate le indagini degli agenti del commissariato Porta Maggiore, diretto da Moreno Fernandez, che hanno iniziato ad assumere informazioni dagli abitanti della zona per cercare di ricostruire l'accaduto.


Quattro componenti del gruppo degli assalitori sono stati identificati, tra loro il presunto responsabile dell'accoltellamento: un filippino di 43 anni, nei confronti dei quali è stato disposto un fermo per tentato omicidio, ma che si è reso irreperibile. Grazie a una serie di appostamenti dei poliziotti, l'accoltellatore è stato individuato la sera scorsa in un ristorante del centro storico ed arrestato. Nel corso di una perquisizione domiciliare è stato trovato anche lo stiletto utilizzato per colpire il nordafricano. L'uomo, pertanto, è finito nel carcere di Regina Coeli, mentre gli altri tre aggressori sono stati denunciati in stato di libertà. Continuano le indagini sui motivi precisi che hanno scatenato la sanguinosa aggressione, anche se non si escludono motivi legati all'odio razziale tra le varie etnie.
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Il Messaggero