L’esercito romano del pallone non vuole smettere di giocare

Foto Topini
Vento, sole o pioggia, l’esercito del pallone va. Sempre e comunque. Non lo ferma nessuno perché nessuno può riuscire a fermarlo non avendo la voglia, oltre...

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Vento, sole o pioggia, l’esercito del pallone va. Sempre e comunque. Non lo ferma nessuno perché nessuno può riuscire a fermarlo non avendo la voglia, oltre che la forza, per farlo. L’esercito del pallone si muove nel weekend, in tutti i weekend, per difendere, alimentandola, la propria passione. Bambini, ragazzi, giovanotti e adulti, tutti in viaggio nella Capitale, in provincia e nel Lazio con destinazione il terreno di gioco. Si va dagli esordienti ai dilettanti più vicini al professionismo, tutti uniti da un obiettivo: la voglia di esserci. E, se possibile, di vincere la partita. Al loro seguito genitori, fidanzate, mogli e amanti. E poi dirigenti, allenatori, massaggiatori, arbitri, curiosi e anche tifosi. Un esercito, appunto. Pagante, non pagato.


Nel senso che quasi tutti ci (ri)mettono qualcosa di proprio, raramente incassano. Decine, centinaia anzi migliaia di persone in movimento, in colonna, in attesa di dare sfogo al loro istinto ludico. Alla loro passione. Non conta che la convocazione sia alle 7,30, che il campo è lontano un sacco di chilometri e che quindi ti devi svegliare prima dell’alba per raggiungerlo. Conta solo mettersi in marcia e andare. Per sentirsi già grandi oppure ancora piccoli. Per giocare o per continuare a giocare. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero