Rifiuti, Raggi: «L'esercito a presidio degli impianti». Via libera della Difesa

Dopo l'ultimo rogo divampato nell' impianto Tmb pubblico di Rocca Cencia, la sindaca di Roma Virginia Raggi chiede l'esercito a presidio dei «siti che trattano e...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Dopo l'ultimo rogo divampato nell' impianto Tmb pubblico di Rocca Cencia, la sindaca di Roma Virginia Raggi chiede l'esercito a presidio dei «siti che trattano e smaltiscono i rifiuti di Roma». Lo fa in una lettera indirizzata ai ministri dell'Ambiente, della Difesa, dell'Interno e dell'Economia, congiuntamente al Prefetto di Roma e lo ribadisce in un incontro in Prefettura. A stretto giro il primo via libera arriva dal Ministero della Difesa. Ma non finisce qui: nella stessa giornata il Campidoglio chiede ad Ama, la municipalizzata dell'ambiente, un report per sapere se tutte le telecamere del Tmb Rocca Cencia fossero attive la sera del 24 marzo scorso, quando è divampato l'incendio. I due roghi che hanno interessato prima il Tmb Ama al Salario, mettendolo ko, e poi quello a Rocca Cencia sono sotto la lente della Procura.


​Arresto De Vito, Raggi: «Spallate da vecchio sistema, ma noi resistiamo»

E per quanto riguarda Rocca Cencia c'è anche la pista del sabotaggio tra le ipotesi prese in considerazione dagli inquirenti. «Non vorremmo che questi incidenti fossero ricorrenti - dice Raggi -. Bisogna assolutamente aumentare la vigilanza su questi luoghi perché sono strategici». A differenza del Salario, l'impianto di Rocca Cencia è rientrato in funzione, ma ora ad impensierire Raggi c'è anche un'altra questione: il fermo di tre mesi per manutenzione degli altri due Tmb privati che servono Roma: quelli del Colari. Se questa ipotesi si concretizzasse, lo spettro è la compromissione del servizio di raccolta e il trattamento dell' immondizia della Capitale. Così, la prima cittadina investe della questione anche il prefetto Paola Basilone e interpellata sulle soluzioni in campo risponde: «Ci sono approfondimenti in corso». Ma per Raggi, le spine derivanti dalla gestione del fragile sistema dei rifiuti non sono le uniche. Ci sono anche quelle politiche, che seguono all'arresto del presidente dell'Aula Marcello De Vito. In giornata si riunisce la prima Assemblea Capitolina senza di lui: una riunione scandita dalle proteste delle opposizioni, che chiedono le dimissioni della sindaca, e da un clima di continua bagarre. «Abbiamo gli anticorpi. Ogni volta che il vecchio sistema proverà a infiltrarsi e darci una spallata, noi resteremo qui. Noi vogliamo andare avanti e lo faremo come sempre a testa alta», afferma Raggi.


L'Aula approva la sostituzione temporanea del consigliere De Vito (sospeso dal Prefetto) con Carlo Maria Chiossi. L'avvicendamento ufficiale alla presidenza con il vice Enrico Stefano è, invece, rimandato ad una prossima seduta. Si stanno infatti studiando con il segretariato le modalità per il subentro: «Se il Segretariato ci dirà che è possibile, procederemo alla revoca del presidente dell'Aula. Certo, sarebbe meglio se il diretto interessato, per il bene dei romani, rassegnasse volontariamente le sue dimissioni», chiarisce il capogruppo M5S Giuliano Pacetti. Proprio parlando di De Vito, l'avvocato Camillo Mezzacapo, anche lui arrestato per corruzione il 20 marzo, nell' interrogatorio di garanzia, sostiene: «Con lui ho fatto solo attività di promozione professionale, lui era uno che aveva visibilità...un personaggio pubblico ma di quelli che tagliava nastri perché non aveva potere». Torna libero, nel frattempo, l'ex assessore regionale del Pd, Michele Civita, finito ai domiciliari il 13 giugno scorso nell'ambito del filone principale dell'indagine della Procura sul nuovo stadio della Roma. Si trovava in regime di obbligo di firma dal 21 giugno scorso.
  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero