Roma, nipote del boss Domizi arrestato per stalking: striscioni e pistole contro la ex

Una volante della polizia
Le ha cosparso il portone di casa con dell’alcol e poi ha provato ad appiccare il fuoco. Ma per farle capire che era disposto a tutto pur di riaverla era andato più...

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Le ha cosparso il portone di casa con dell’alcol e poi ha provato ad appiccare il fuoco. Ma per farle capire che era disposto a tutto pur di riaverla era andato più volte fin sotto il suo balcone minacciandola con una pistola. Scenate, messaggi intimidatori e insistenti, persino degli striscioni issati sotto la sua abitazione, ma alla fine lo stalker, Enrico Bennato, 53 anni, vari precedenti alle spalle e nipote del boss di Casalotti, Walter Domizi, detto “il Gattino”, è stato arrestato dagli agenti del commissariato Primavalle diretti dalla dottoressa Tiziana Lorenzo. Anche quando lo stavano portando in carcere non ha mostrato di volere rinunciare al suo obiettivo malato: «Tanto quando esco la sposo».

Palermo, 26enne ucciso a colpi di pistola al mercato della Vucciria: indagini in corso

Bennato ha alle spalle precedenti per stupefacenti, associazione a delinquere, armi, riciclaggio e nel 2012 scattò a suo carico un fermo per il tentato omicidio di Mario Maida. È il fratello del defunto Andrea, ucciso nel 2005 nell’ambito della faida di Primavalle per la conquista del mercato della droga, e di Leandro, uscito miracolosamente vivo da un agguato di due sicari in moto su via di Boccea nel novembre del 2019. Un raid la cui dinamica, secondo delle ipotesi investigative, non sarebbe del tutto slegato da circostanze che avrebbero portato alla morte di Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik. 


Più di una volta, nei pochi mesi di convivenza con la vittima, lo stalker le aveva messo le mani intorno al collo prvocandole lividi e nella perquisizione in un locale a lui riconducibile, i poliziotti hanno rinvenuto una pistola a tamburo e un’arma da guerra con il silenziatore. Segno che era davvero pronto a sparare. Sia in auto ch ein motorino passava sotto al suo balcone, urlava il suo nome e mostrava la pistola. Pochi giorni, per lei, ha fatto esplodere anche alcuni fuochi d'artificio, quelli che di solito nel linguaggio della malavita, acquisito dalla Camorra, festeggiano l'arrivo dello stupefacente. Attenzioni per nulla gradite dalla donna che intendeva chiudere la relazione. Quando a metà maggio gli agenti sono intervenuti per il principio di incendio al portone di casa, hanno trovato la vittima terrorizzata insieme con la figlia di dieci anni. A questo punto la donna, rassicurata dagli agenti, ha avuto il coraggio di denunciare raccontare l'incubo in cui era finita. Descritto poi nella informativa inviata alla Procura.  
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Il Messaggero