Da lunedì sarà il panico. Ora i rifiuti si stanno accumulando, soprattutto nei centri di trasferenza di Rocca Cencia e Ponte Malnome, ma nei corridoi della sede di...
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LO STOP
Ma i rifiuti restano per strada anche perché per altri impianti di trattamento si devono fermare: Rida (impianto di trattamento di Aprilia) non riceverà più rifiuti di Roma perché non sa dove portare gli scarti visto che la discarica di Colleferro è chiusa. Lo stesso vale per Saf a Colfelice. EGiovi (gruppo Cerroni, ma affidata a un commissario nominato dal giudice) gestisce nei due impianti di trattamento di Malagrotta la fetta più importante di rifiuti romani: a regime 1.200 tonnellate giornaliere, ma anche qui, con la discarica di Colleferro chiusa, dovranno rallentare.
In realtà Roma sta vivendo due emergenze rifiuti. La prima è temporanea, legata alla chiusura per qualche giorno della discarica di Colleferro. La seconda è a tempo indeterminato, scatterà dal primo gennaio quando comunque quell'impianto, come programmato da tempo, cesserà la sua attività senza che Ministero dell'Ambiente, Regione e Roma Capitale abbiano trovato un'alternativa.
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E davvero viene da chiedersi di cosa si sia parlato nelle numerose riunioni della cabina di regia al Ministero che si sono svolte negli ultimi mesi: come quegli studenti che sanno di dovere sostenere un esame ma non hanno aperto il libro, Roma sta arrivando alla data dello stop della discarica totalmente impreparata. Perché ieri è stato chiuso l'impianto di Colle Fagiolara, a Colleferro, di proprietà di Lazio Ambiente (società della Regione)? Il 9 novembre un operaio è morto in un incidente sul lavoro. Il magistrato ora ha chiesto di garantire la stabilità dell'area di scarico. Lazio Ambiente si è rivolta ad una società specializzata, gli esperti oggi svolgeranno un sopralluogo e diranno che tipo di lavori vadano fatti e quanti giorni siano necessari. Zaghis ieri ha parlato di due settimane di chiusura, Zingaretti di tre o quattro giorni. In realtà la risposta definitiva ci sarà solo oggi, addirittura c'è chi non esclude che serviranno tre settimane. La raccolta, in questo modo, è destinata a fermarsi, anche se Ama sta cercando disperatamente aiuto da fornitori come Hera (Emilia-Romagna) o da Aciam, la società abruzzese che già riceve una parte dei rifiuti prodotti a Roma, anche se gli scarti prodotti però poi devono tornare nel Lazio, nella discarica di Colle Fagiolara. Altri impianti laziali - Roccasecca e Viterbo - possono essere di aiuto, ma ogni giorno Roma manda in discarica una montagna di scarti, circa 1.400 tonnellate. E non c'è sufficiente spazio. D'altra parte è solo la prova generale della grande emergenza che ci aspetta dal primo gennaio. La corsa a cento all'ora verso un muro continua. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero