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Si sono ritrovati in centinaia, ieri pomeriggio, ad Ariccia per rendere l'ultimo saluto ad Elisabetta Silenzi, una delle quattro vittime della strage di Fidene, compiuta l'undici dicembre da Claudio Campiti nel corso di una riunione condominiale. Una folla di amici, conoscenti, colleghi ed ex colleghi di lavoro, molti consorziati del residence Valle Verde, dove viveva il folle autore della strage, e vari rappresentanti delle amministrazioni comunali di Ariccia e Albano si sono stretti intorno alle figlie di Elisabetta, Giorgia e Martina, e ai suoi familiari per fargli sentire tutto il loro affetto. Sul sagrato che affaccia sulla piazza della collegiata di Santa Maria Assunta in Cielo, la chiesa madre dove sono stati celebrati i funerali, decine di corone floreali e cuscini funebri, tra cui quello della zia Bruna Marelli, l'ottantenne presidente del consorzio che affaccia sul lago del Turano, rimasta anche lei gravemente ferita nella sparatoria. Una tristezza infinita esaltata ancora di più, se possibile, dal cielo plumbeo e dal silenzio attonito dei presenti per una morte assurda e assolutamente imprevedibile, ha accolto l'arrivo del feretro.
A celebrare i funerali, monsignor Gianni Masella, parroco della chiesa dell'Assunta e vicario territoriale del vescovo di Albano Vincenzo Viva. Elisabetta, cinquantacinque anni, da tempo impiegata come segreteria contabile del consorzio Valle Verde collaborava anche con altri vari condomini che hanno inviato fiori e corone al funerale. Originaria della vicina Albano, dove ha vissuto per molti anni dopo il trasferimento dalla Capitale, viveva da tempo nella zona di Vallericcia, nei pressi di via Appia Antica, vicino ai genitori e con le due figlie Giorgia, la più grande, ormai ventitreenne, e Martina, ventunenne. A dare forza alle ragazze il papà, Massimo Laoreti, separato da tempo da Elisabetta, mentre i sindaci Gianluca Staccoli di Ariccia e Massimiliano Borelli di Albano, accompagnati da vari esponenti delle loro amministrazioni, hanno portato il cordoglio dei concittadini, toccati in tantissimi dal lutto perché Elisabetta era ben conosciuta nei due centri dei Castelli.
In particolar modo ad Albano dove la donna è cresciuta e aveva molti amici come quelli della Formalba che hanno rimarcato, per il tramite di alcune insegnanti dell'istituto di formazione professionale, il suo carattere gioviale.
Massima la commozione fra i presenti, tutti a chiedere giustizia per Elisabetta e le altre vittime, mentre molti hanno concordato con le parole dell'ex marito Massimo che già subito dopo quel maledetto undici dicembre ha chiesto che Campiti resti in carcere a vita, senza alcuna pietà e senza nessun appiglio legale che possa concedergli attenuanti. Ad intervenire nel corso delle esequie anche la cugina mentre i primi cittadini di Ariccia e Albano hanno ribadito la loro vicinanza alle figlie e ai familiari. «Ariccia piange da giorni la sua sfortunatissima concittadina ha detto il sindaco Gianluca Staccoli -. Tutti basiti e costernati per un lutto che non sarebbe mai dovuto accadere e che ha portato via troppo presto una donna solare, una madre con la emme maiuscola e una gran lavoratrice ai propri cari e ai tanti che le volevano un gran bene. Noi non possiamo fare altro che restare a disposizione delle ragazze e dei familiari per qualsivoglia esigenza». Anche Massimiliano Borelli, sindaco di Albano, ha portato ai funerali il dolore dei molti concittadini che hanno conosciuto Elisabetta. «Una tristezza infinita e un dolore che con il passare dei giorni, qui ad Albano dove Elisabetta era molto conosciuta, resta profondo e inconsolabile per tanta gente dice Borelli -. Sono tornato ad esprimere vicinanza e affetto alla famiglia coinvolta da questa tragedia». Al termine della celebrazione, Elisabetta, è stata accompagnata al vicino cimitero monumentale di Ariccia dove riposerà nella tomba di famiglia.
Il Messaggero