È stato un addio strappalacrime quello tra il personale dell’Idi e la signora Elisabetta, classe ‘22, dunque 98 anni, accudita come una neonata e guarita dal...
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Coronavirus Lazio, al via 300mila test sierologici: si parte con guardia di finanza e carabinieri
Un gran lavoro di squadra e una fibra forte dietro questo caso covid ripreso per i capelli. I segnali che Elisabetta fosse migliorata erano chiari, il materasso di ultima generazione era troppo duro, «eppure così non ha piaghe ma la pelle rosa di un bambino», la voglia di stare in poltrona a guardare il panorama, alla finestra. Ora è tornata nella casa di riposo privata di Acilia dove vive da anni, «finalmentesono a casa mia», ha detto, riferisce la direttrice suor Giusy, dell’Istituto Suore Cappuccine dell’Immacolata di Lourdes. «Anche un’altra ospite, di 104 anni, sta rientrando, vuol dire che le trattiamo molto bene, no? Si era ammalata con suore e operatori, tutti asintomatici, il peggio è passato, nonostante l’età è andata bene».
«NOI CI METTIAMO IL CUORE»
«Elisabetta ha lottato con tutte le sue forze, e grazie alla medicina e all’affetto di tutto il personale è riuscita a tornare a casa - ancora il dottor Sgadari - l’abbiamo monitorata h24 da uno stato di precoma è tornata a vivere. E intorno a lei ha trovato un gran cuore, le si erano affezionati, alcuni infermieri commossi quando è andata via mi hanno chiesto: “ma non possiamo tenerla ancora qualche giorno?”. Lei ci ha ringraziato fino all’ultimo». Arrivata in fase acuta al Gemelli, l’8 era all’Idi. «Le sue condizioni sono peggiorate, desaturava sempre più e aveva insufficienza respiratoria. Abbiamo aumentato l’assistenza respiratoria ma mai smesso di alimentarla. La tempra, il suo genoma, il dna hanno fatto il resto, ha iniziato a rispondere alle terapie, si è svegliata, poi si è rimessa seduta. Come si è salvata? Filosoficamente le rispondo che le sono state garantite le stesse cure che si danno a un malato di 78/79 anni; poi hanno contato i mezzi messi a disposizione dalla Regione e dall’ente. E non va trascurato l’affetto delle persone. Noi ci crediamo in quello che facciamo, la vicinanza alle persone passa attraverso gesti concreti. Certo, conta pure la fibra straordinaria di una persona». E così tra gli applausi Elisabetta se ne è andata via, spaesata da tanto affetto, «è tornata nella struttura dove vive, non ha nessun altro che si occupi di lei», ricorda l’avvocato Mannucci, che dal 2009 è l’amministratore di sostegno della vecchina dalle sette vite. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero