Elezioni, scoppia il caso rom: lite sulla chiusura dei campi

Elezioni, scoppia il caso rom: lite sulla chiusura dei campi
In principio fu la rottura tra la Lega e Guido Bertolaso, con tanto di apertura di una resa dei conti nel centrodestra di cui ancora non si scorge la fine. «Non può...

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In principio fu la rottura tra la Lega e Guido Bertolaso, con tanto di apertura di una resa dei conti nel centrodestra di cui ancora non si scorge la fine. «Non può essere il nostro candidato chi dice che per risolvere il problema dei rom che rubano bisogna togliere i cassonetti dalle strade», Matteo Salvini dixit, dopo che il leader del Carroccio aveva già messo all'indice l'ex direttore della Protezione civile, candidato preferito da Silvio Berlusconi per le frasi sui nomadi «categoria vessata». Dopo anni di polemiche e di piani mai davvero decollati, è inevitabile che sul superamento dei campi si giochi una delle partite più delicate della campagna elettorale per il Campidoglio.


LA PROPOSTA
I nomadi, diretti interessati, fiutano l'aria e provano a giocare d'anticipo. Non a caso la presentazione del documento “Roma: oltre le baraccopoli” dell'Associazione 21 luglio, diventa un incontro tra candidati a sindaco, dal dem Roberto Giachetti alla pentastellata Virginia Raggi, passando per Stefano Fassina (Si). Giachetti non parte in quarta, ma vuole prima studiare la situazione: «Questo è un tema che in ogni campagna elettorale viene riproposto e le dichiarazioni che vengono fatte poi corrispondono al fallimento di qualunque tentativo di risolvere il problema». Netta, invece, la posizione di Alfio Marchini: «Noi vogliamo ripristinare la legalità e le regole. Chiuderemo i campi nomadi abusivi e ripristineremo controlli veri nei campi autorizzati dal Comune di Roma, con tolleranza zero a cominciare dai fumi tossici che avvelenano l'aria di Roma - spiega l'ingegnere - Non possiamo far finta di non sapere chi viene in questa città per delinquere. Si sa perfettamente le famiglie nomadi perbene e quali no. Chi viene qua per integrarsi purtroppo è la grande minoranza, mentre gli altri vengono con il presupposto di delinquere».
 

LE POSIZIONI
Su questo fronte, insomma, sarà difficile temporeggiare troppo a lungo, anche perché a destra l'intenzione è di cavalcare l'onda. Salvini mostra le ruspe a ogni pie' sospinto, e il mese scorso ne ha portata una, per ora in miniatura, anche al campo di via Salviati, a Tor Sapienza: «La ruspa per i campi rom è l'unica soluzione, altro che aiutare», tuona il numero uno di via Bellerio che, inevitabilmente, traccia la linea da seguire per Giorgia Meloni, che il segretario leghista ha voluto fortemente in campo proprio in alternativa al “buonista” Bertolaso.

IL RISPARMIO

«La sinistra e i grillini vogliono cinque anni di tempo per chiedere i campi rom nella Capitale - incalza Francesco Storace - Alla destra bastano sei mesi e si risparmiano trenta milioni di euro l'anno, con cui garantire servizi alle famiglie italiane più povere della città». E Bertolaso, nel frattempo, ha corretto il tiro: «Il problema sono i campi rom abusivi dove si continuano a bruciare rifiuti, a smaltire la plastica bruciandola e facendo andare in aria diossina, e infestando con sostanze tossiche tutti i quartieri circostanti - dice il candidato azzurro - Ma non lo si può fare con le ruspe, che li spostano da una parte e questi se ne vanno in un'altra. La soluzione deve essere ancora più drastica ma più mirata a risolvere il problema, non a spostarlo». Per il superamento degli insediamenti, seguendo le indicazioni dell'Ue, sono anche i Cinque stelle. «Noi da quando siamo all'opposizione abbiamo sempre spinto per far applicare queste linee guida, continueremo in questa direzione: superare i campi rom perché costituiscono un problema sociale ed economico», sostiene Virginia Raggi, che ieri ha incontrato il commissario straordinario Francesco Paolo Tronca.
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Il Messaggero