Elezioni, manifesti abusivi i primi sconfitti

Elezioni, manifesti abusivi i primi sconfitti
Comunque imbrattare Roma con manifesti abusivi non depone bene @lucio Qualche settimana fa un consigliere regionale, parlando...

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Comunque imbrattare

Roma con manifesti
abusivi non depone bene
@lucio

Qualche settimana fa un consigliere regionale, parlando al microfono durante il dibattito, ha rivendicato fiero: «Sì, perché io i manifesti elettorali abusivi li ho sempre messi. Non mi tiro certo indietro. L'attività politica si fa anche in questo modo». È una visione molto romana della difesa della legalità, pretendendola sempre e solo dagli altri. Eppure, nonostante i nostalgici delle affissioni selvagge, in questa campagna elettorale un dato sta emergendo, rispetto al passato, ed è quasi un miracolo: i manifesti elettorali abusivi sono diventati una pratica da sfigati.

Guardatevi in giro, ormai l'80-90 per cento dei casi di affissioni illegali vedono come protagonisti candidati che non compaiono esattamente nella lista dei favoriti, per usare un eufemismo, che difficilmente arriveranno in doppia cifra. È stato un percorso lungo e faticoso, ma se un tempo chiunque trovava naturale sporcare la città con inutili manifesti che rilanciavano il loro faccione, quest'anno il fenomeno si è drasticamente ridotto. Certo, ha aiutato anche la diffusione dei social network, perché magari due idee spiegate bene e il racconto quotidiano del tuo impegno per un quartiere su una pagina di Fb sporcano meno, non violano le regole e sono assai più incisivi. Ma davvero si può pensare che se passi per strada e vedi il ritratto di un ragazzotto con nodo della cravatta gigante o di un tizio improbabile che guarda in camera e spara là alcuni slogan, tu allora dici «cavolo, devo correre a votarli»? Crederlo è un po' da sfigati, appunto.

mauro.evangelisti@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero