Nel giro di 50 metri si vedono bambini di otto anni che girano in motorino, o sul quad, senza casco. Vanno avanti e indietro. L'avvertimento in codice delle piccole vedette,...
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IL RAPPORTO
Qui ogni androne, spazio e intercapedine concorre a nascondere, stoccare e depositare droga. Dai vani ascensore ai corridoi tra uno stabile e l'altro. Anche il minisindaco di questo Municipio, Roberto Romanella, sta preparando un dossier dettagliato sulle piazze di spaccio da mandare al prefetto Gerarda Pantalone. «Quando ci sono operazioni antidroga grosse sembra che si calmino un po' ma poi si riorganizzano, è una situazione molto difficile», ammette il presidente del Municipio che ha lavorato molto sulle riqualificazioni, per esempio dell'antica e vicina via Gabina, insieme alla Soprintendenza.
LE BONIFICHE
Ma sono iniziative che durano poco. Come le cicliche operazioni di pulizia del grottino. Un posto conosciutissimo qui, accanto a un parco dove c'è un presidio mobile di volontari che distribuiscono materiale sterile per i tossicodipendenti. È uno spazio dove vengono a consumare droga e dove sono stati trovati spesso morti per overdose. A metà novembre ci sarà un'altra operazione di bonifica. «Il grottino è un tappeto di siringhe, ci vanno a squagliare l'eroina e si fermano a consumare», racconta Giancarlo Colella, il capogruppo M5S del Municipio che conosce bene la situazione e i rischi di questa situazione: accanto c'è una scuola. A dicembre ha organizzato un evento di street food: sarà un inedito per il quartiere.
Le zone di spaccio conclamate - oltre al noto Ferro di Cavallo dove dieci giorni fa hanno arrestato sedici persone (sistema ben oliato: 100 euro al giorno per le vedette e 200 per i pusher) - via Camassei e largo Ferruccio Mengaroni. Qui si spaccia sia sulla piazza che nel bosco, che è territorio di spacciatori e tossicodipendenti. I primi, quando arriva una grossa partita di droga accendono i fuochi d'artificio, o comunque trovano il modo di lanciare l'avvertimento, mattina o pomeriggio che sia. I secondi consumano in silenzio e in solitudine. Chi sono? Fattorini, elettricisti, idraulici. Comprano un ventino (formato inventato a Tor Bella) di cocaina o di eroina, lo sniffano o se lo iniettano sulle gambe, poi risalgono sul furgone e ripartono. Il ferro di cavallo è anche il luogo dove c'è il bar Moccia, dal cognome di un pregiudicato della zona, fratello del defunto boss di Tor Bella Monaca Vincenzo Moccia, detto Vincenzino, morto in carcere nel 2008.
Poi ci sono via San Biagio Platani, via Scozza, via Quaglia, piazza Castano, via Santa Rita da Cascia, il parco della Pace e il grottino, appunto. Gli unici punti di riferimento sono i numeri civici, non c'è altro. Chi arriva sa perfettamente dove dirigersi. C'è una suddivisione legata al rifornimento e allo smercio al dettaglio ben precisa. Nel rapporto regionale sul narcotraffico Tor Bella Monaca risulta la piazza con più gruppi di controllo attivi. Il rapporto cita Gruppo Senese, Clan Casamonica, Clan Moccia, Clan Gallace, Famiglia Damiani-Fabietti, Gruppo Monterisi, Clan Eye (MafiaNigeriana), Gruppo Crescenzi, Famiglia Cordaro, Famiglia Sparapano e il Gruppo Capogna.
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Il Messaggero