Domenica mattina. Uno splendido sole bacia Roma, le sue periferie ma anche i suoi tesori archeologici che tutto il mondo ci invidia. ...
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In via Appia, all’altezza del civico 251, giganteggia un cartello blu della Soprintendenza Archeologica che dà informazioni sulla vicina Villa dei Quintili e ne indica l’ingresso al termine di una breve strada sterrata. E’ scritto in italiano ma c’è anche la traduzione in inglese. «Area archeologica, punto informativo - archeological area, information point».
E mentre ti incammini e prepari sei euro per il biglietto d’ingresso noti, uno dopo l’altro, gruppi o coppie tornare indietro a testa bassa. Sono tutti stranieri, sconsolati. Non capisci e chiedi spiegazioni. E loro indicano il cartello della Soprintendenza: «Aperto dal martedì alla domenica» c’è scritto. E allora? Poi leggi la traduzione: «Open from tuesday to saturday». Come saturday? In inglese saturday vuol dire sabato, domenica si dice sunday. Non ci si crede: hanno sbagliato il cartello delle informazioni. Ma questa volta non viene da ridere come quando all’aeroporto di Fiumicino scrissero «working progress» per avvertire dei lavori in corso o nel posteggio «Sun motion» per dire che era riservato alle «sole moto».
Così, come un matto, cerchi di recuperare i turisti. Di avvertirli che la Villa è aperta e visitabile. Qualcuno ti crede. Qualcuno no. Entri e in tutta la villa conti appena otto visitatori. E te ne vai sapendo che nessuno pagherà per quell’errore e per il mancato incasso. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero