Roma, uccise Vanessa Russo con un ombrello nella metro: Doina Matei chiede i servizi sociali

Roma, uccise Vanessa Russo con un ombrello nella metro: Doina Matei chiede i servizi sociali
Non dover più rientrare, ogni sera, nel carcere della Giudecca: lo chiede Doina Matei, la trentunenne romena che, nel 2007 uccise con un'ombrellata in un occhio Vanessa...

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Non dover più rientrare, ogni sera, nel carcere della Giudecca: lo chiede Doina Matei, la trentunenne romena che, nel 2007 uccise con un'ombrellata in un occhio Vanessa Russo, 23 anni, durante una banale lite scoppiata in metropolitana alla Stazione Termini. Dopo 10 anni di prigione, con altri 3 da scontare, la donna si è rivolta al Tribunale di sorveglianza di Venezia, dove sta scontando la pena, per ottenere l'assegnazione in prova ai servizi sociali. Già opera in un'associazione di volontariato, ma rientra ogni sera in cella.


L'INTERRUZIONE
Un regime di semilibertà che si era bruscamente interrotto nell'aprile scorso, dopo che la romena aveva postato su Facebook alcune foto di lei sorridente al mare o a Venezia. Anche se la donna aveva usato uno pseudonimo, il profilo era stato scovato suscitando l'indignazione dei familiari di Vanessa: scoppiò il caso e il Tribunale sospese la semilibertà alla Matei, salvo poi riconfermala ritenendo l'errore commesso non così grave da «incidere in profondità nel processo rieducativo in corso». Così la Matei aveva ripreso ad uscire dal carcere di giorno. Ora la nuova richiesta del suo avvocato, Carlo Testa Piccolomini, che ha ricordato la pesante condanna inflitta, a suo tempo, alla Matei, incensurata, con un passato difficile, per un omicidio preterintenzionale. Ha poi sottolineato il percorso di recupero seguito dalla donna in questi anni.


Un «successo dello Stato» - l'ha definito il legale - e dei due istituti di pena che l'hanno ospitata, prima Perugia poi Venezia, del personale che l'ha seguita, delle associazioni di volontariato». Ha poi ricordato anche l'episodio di Facebook. Una «leggerezza che non doveva compiere», ma che è stata compresa a fondo. «Ora si chiede di mettere un punto a questa vicenda - ha concluso - che ci sia una nuova alba, che i riflettori si spengano su tutto questo». Per la concessione dell'assegnazione in prova, che darebbe la possibilità alla Matei di non rientrare più in carcere, si è espressa anche la Procura generale, pur chiedendo che siano fissati dei limiti. Il Tribunale di sorveglianza, presieduto da Giovanni Maria Pavarin, si è riservato di decidere. Questioni di giorni, poi i riflettori potrebbero davvero spegnersi su questa storia.
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Il Messaggero