Doina Matei, lo strazio della mamma di Vanessa: «Lei al mare, mia figlia sottoterra»

Doina Matei, lo strazio della mamma di Vanessa: «Lei al mare, mia figlia sottoterra»
«Quando abbiamo visto quelle foto. Quando l'abbiamo vista ridere in bikini al mare. O col pollice alzato in segno di vittoria, di libertà, ci è arrivata...

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«Quando abbiamo visto quelle foto. Quando l'abbiamo vista ridere in bikini al mare. O col pollice alzato in segno di vittoria, di libertà, ci è arrivata una coltellata al cuore». Sono fermi al dolore del primo giorno Giuseppe e Rita, i genitori di Vanessa Russo. Al 26 aprile del 2007 quando la loro figlia è stata uccisa da un colpo di ombrello sferrato sul viso dalla ventenne Doina Matei che, scontata più di metà della condanna, ha approfittato della semilibertà per chattare su Facebook con gli amici, centoventi in tutto. Scatti felici che hanno fatto ripiombare Giuseppe e Rita, i genitori di Vanessa nella disperazione. «Al dolore si è aggiunta anche la beffa - ha detto il papà - Nostra figlia nella tomba e lei al mare». 


Che vi aspettavate?
«L'ergastolo. Noi dal primo giorno ci aspettavamo il carcere a vita. E invece le hanno dato sedici anni. Pochi per aver ucciso volontariamente una ragazza di ventidue anni bella come il sole, buona come il pane. Una figlia d'oro. Studiava per diventare infermiera. Era il nostro orgoglio».
Ma i giudici hanno riconosciuto l'omicidio preterintenzionale, non quello volontario.
«I giudici, non noi. Per noi era volontario. Quell’assassina, noi la chiamiamo così, ha conficcato un ombrello in un occhio di mia figlia per uno screzio stupido, uno spintone in metropolitana, nella ressa. Sa cosa significa? Che se uno dà una botta e basta, con la punta di un ombrello la vittima rischia di perdere un occhio e poi metterà l'occhio di vetro. Invece quella ha agito con violenza, con cattiveria pura, con forza. Le ha tagliato l'aorta cerebrale e ha ucciso mia figlia. L'ha proprio uccisa. Vanessa aveva tutta la vita davanti e lei l'ha uccisa. Per uccidere così ci vuole più coraggio, più sangue freddo di quando si preme un grilletto».

Ora a Doina Matei è stata sospesa la semilibertà. Per voi è una consolazione?
«Mia moglie sta male dal giorno della morte di mia figlia. Non riesce a uscire dal tunnel della disperazione. E in questi giorni sta peggio. Cosa ci può consolare? È stato fatto un pizzico di giustizia e basta. È stata fatta una operazione mediatica per arginare lo scandalo. Ma quell'assassina non ha soltanto ucciso mia figlia, ha ucciso una famiglia. Ha ucciso me e mia moglie, e gli altri nostri due figli. Che provano dolore solo a sentire la parola Vanessa. Non ne parlano. La più piccola aveva dieci anni quando è morta la sorella. Dormivano nella stessa cameretta. Siamo fermi a quel giorno. Ecco, ci consolano le visite al cimitero. Ci consola stare vicini a Vanessa, portarle fiori sulla tomba».

Anche Doina dice di voler andare a inginocchiarsi sulla tomba di Vanessa, magari di nascosto, appena sarà libera.

«Per carità, non ci provasse. Non si avvicinasse neanche al cimitero. Siamo pronti pure a mettere le telecamere. Alla tomba ci andiamo noi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero