La morte del “Diablo” e il mancato funerale di ieri fanno salire alle stelle il livello d’allerta per il derby della Capitale. Che quest’anno si gioca...
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Diabolik, sequestrati due pc: qui e nei telefoni il nome di chi gli ha teso l'agguato
Se ieri i blindati schierati dalla Questura sono rimasti con i motori spenti a vegliare un funerale che non c’è stato, in una Roma quasi surreale, in un’alba senza traffico, senza tifosi che abbiano tentato di oltrepassare lo sbarramento degli agenti e senza disordini, la paura è che scontri e violenza siano solo rimandati. Che il braccio di ferro in atto tra Questura e famiglia, e che anche ieri non ha visto ancora una soluzione, esasperi gli animi, carichi la tensione e fomenti l’odio. Il timore è che dopo gli anni bui delle barriere in Curva e gli scioperi dei tifosi, si apra una nuova stagione di scontri e veleni. «Se con gli Irriducibili, con i tifosi laziali in genere, abbiamo un buon rapporto – diceva ieri Angela Piscitelli, la sorella del capo ultras morto ammazzato – e sappiamo che intendono rispettare il nostro sentimento di dolore e le nostre volontà fino in fondo, non possiamo davvero rispondere di schegge impazzite. Per questo invitiamo il Questore a una riflessione ancora più ampia».
Ieri pomeriggio l’incontro in Questura è durato oltre un paio d’ore. La partita è ancora aperta. Nei prossimi giorni Rita e le figlie saranno di nuovo convocate dalla polizia. È una corsa contro il tempo, in via di San Vitale, perché la situazione si sblocchi. Il campionato inizierà il 25 agosto. Le Curve di tutt’Italia fremono. Il fronte ultras rischia di ricompattarsi attorno a un nemico comune: “divise” e ordine precostituito. Sono quasi pronti a “mordere”, a leggere l’espressione sui volti di chi, ieri sera, sfoggiando la maglia del “Diablo” di fronte alla storica sede degli “Irriducibili” pronunciava parole pericolose: «Se ci toccano organo vitali (e Piscitelli, a sentirli parlare, era uno di questi) possiamo diventare delle bestie». Tifosi ma soprattutto «figli perduti» – così si definiscono – mentre la rabbia cova. Sul web non mancano i messaggi diretti e indiretti su quello che potrebbe succedere e che possono riassumersi in un’unica promessa: «Ci vediamo allo stadio Fabrì». Il punto è chiaro: l’Olimpico potrebbe diventare il campo di “battaglia”. Ma il Questore Carmine Esposito ribadisce: funerali privati, perché sì, “Diabolik” era il capo degli ultrà, ma anche un pericoloso criminale. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero