La saga del degrado continua dal Tiburtino a San Lorenzo

Valigie, sedie, buste di plastiche abbandonate. Gli accampamenti dei senza-tetto: "Noi non vogliamo vivere così". I residenti disperati.

La saga del degrado continua dal Tiburtino a San Lorenzo
La saga del degrado a Roma continua e sembra non avere speranze di miglioramento. Le strade della Capitale sono abbracciate ormai dai rifiuti e dal cattivo odore. I residenti si...

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La saga del degrado a Roma continua e sembra non avere speranze di miglioramento. Le strade della Capitale sono abbracciate ormai dai rifiuti e dal cattivo odore. I residenti si lamentano dei servizi ma a volte c'è chi si dimentica di essere parte integrante sociale e attiva. Tuttavia ci sono alcuni che non si comportano in modo civile e lasciano in giro la propria spazzatura, in questo caso non si tratta solo di semplici buste di plastica, ma di sedie, valigie, materiale di costruzione (calcestruzzo, alluminio, cemento e mattoni) sulle vie del quartiere Tiburtino e San Lorenzo. Fortunatamente c’è qualche residente che essendo un cittadino per bene, denuncia condividendo le foto con il profilo social resistsanlorenzo. Le vie in questione sono: via dei Sabelli che verte in condizioni pietose (Sedie, carte, rifiuti), insieme a via dei Sardi in cui vediamo abbandonate valigie e buste di plastica. 

Ma questo è solo il primo atto di una serie di strade che sono sempre più desuete. Abbiamo fermato un residente nel quartiere Tiburtino e ci ha spiegato che c’è il quartiere Tiburtino ormai completamente ridotto ad uno stato di decadimento: “Non si controllano più i clochard che non solo hanno occupato con le loro tende, ombrelli, piumoni e non noi non siamo più tranquilli, in branco a volte si muovono e si mostrano di essere violenti. Invece c’è qualcuno di loro più tranquillo che poi cercare di calmare la situazione tra di loro quando iniziano a litigare e a gridare. Sono molto vicini alle nostre abitazioni e noi non possiamo continuare a vivere così.” Nelle altre foto infatti si vedono dei veri e propri accampamenti dei senza tetto che tra un ombrello, un piumone e due cartoni formano la propria casa. Uno di loro: “Noi siamo costretti, vorremmo una casa e non vivere così.”

 

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Il Messaggero