Deborah torna libera, prima di uccidere il padre ha urlato: «Ti prego, fermati»

Maltrattamenti che andavano avanti da anni. La nonna, la madre e lei stessa prese di mira da un padre violento e che anche domenica all'alba aveva deciso di scagliarsi contro...

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Maltrattamenti che andavano avanti da anni. La nonna, la madre e lei stessa prese di mira da un padre violento e che anche domenica all'alba aveva deciso di scagliarsi contro i suoi familiari, in un ennesima esplosione di violenza. Una azione interrotta dalla figlia, Deborah Sciacquatori, che in tutti i modi ha tentato di dissuadere il padre, Lorenzo di 41 anni, senza riuscirci. «Fermati», lo ha implorato ma invano. A quel punto la 19enne ha impugnato un coltello da cucina e ha colpito l'uomo alla nuca, uccidendolo. 


Deborah: «Ho ucciso mio padre, era violento: ma ora vorrei chiedere scusa»

Per i pm della Procura di Tivoli il quadro probatorio in cui si è consumata la tragedia di Monterotondo rientra pienamente nella legittima difesa al punto che con un decreto firmato dal procuratore Francesco Menditto la ragazza è stata rimessa in libertà dopo tre giorni trascorsi agli arresti domiciliari. «Il grave fatto di sangue - scrivono i pm nel provvedimento - si colloca in un contesto di una aggressione della vittima nei confronti delle donne della famiglia, aggressione che deve essere contestualizzata nel più ampio quadro di maltrattamenti subiti da anni dalla giovane arrestata, dalla madre e dalla nonna paterna». 
 
Di fatto gli inquirenti hanno derubricato l'accusa che in un primo momento era di omicidio volontario. Per chi indaga «l'atto compiuto da Deborah si può qualificare allo stato, salvo ogni altra valutazione ed approfondimento investigativo, sulla sussistenza di una condotta scriminata dalla legittima difesa, come un episodio di eccesso colposo». Per questo motivo «anche alla luce della personalità della ragazza, non si ritengono sussistenti le esigenze cautelari, ed in particolare quelle di reiterazione del reato, essendosi trattato di un episodio chiaramente determinato da un contesto familiare difficilmente replicabile». 
 

La ragazza è stata già ascoltata dai magistrati con i quali ha ricostruito le varie fasi della tragica colluttazione.«Papà fermati, non fare più niente», ha gridato Deborah. Un tentativo disperato quanto vano. Dopo il fendente che ha ridotto l'uomo in fin di vita, la giovane, secondo anche quanto confermato da testimoni agli inquirenti, si è avvicinata al padre e tra le lacrime gli ha detto: «non mi lasciare, ti voglio bene». «Al momento resta indagata - ha spiegato Menditto - ma non è escluso che, nelle prossime 2 settimane, si possa chiedere al gip l'archiviazione perché Deborah, allo stato degli atti a nostra conoscenza, ha agito per difendersi». Una difesa figlia della disperazione per qual padre che le ha saputo, come lei stessa ha fatto mettere a verbale, insegnarle la boxe e come tirare pugni. «Non possiamo colpevolizzare Deborah per non aver denunciato prima e neanche sua madre, forse siamo responsabili anche noi, le istituzioni che non sono riuscite a riscuotere la fiducia necessaria», ha concluso il procuratore di Tivoli. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero