C’è un convitato di pietra (anzi, digitale) che è Marcello De Vito. A cui tutti - a partire da Virginia Raggi e Daniele Frongia - vogliono fare la festa,...
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La colpa della parlamentare, non molta amata in questa chat di gruppo, secondo Raggi è di aver abbandonato la discussione. L’attuale sindaca pensa che dietro alla mossa di De Vito di fare questo accesso agli atti ci sia ben altro («Ragazzi, scusate, ma per verificare sospetto di mazzette all’ufficio fai l’accesso agli atti e non chiami la polizia?»). Il dossier - su cui adesso sta indagando la Procura - agita i grillini. E soprattutto «Virginia», la più battagliera che di De Vito dice: «Non rispetta le regole basilari del M5S». E «forza la mano per fare come vuole lui».
Quella che poi, da lì a poco, si candiderà alle comunarie vincendole si dice «stanca perché in questi due anni non è cambiato nulla». In poche parole «lo ritiene inadeguato» e invoca gli altri componenti della chat a chiedergli un passo indietro: non dovrà candidarsi a sindaco, Marcello De Vito. A dare manforte alla Raggi c’è, come sempre Daniele Frongia, all’epoca uno dei quattro consiglieri comunali del gruppo M5S. Il quale, in merito alla presunta violazione del collega, attacca: «La sua linea di difesa peggiora: in sintesi l’accesso era voluto da Paolo Morricone (avvocato del gruppo M5S in Regione) che voleva scoprire una non meglio precisata mazzetta». Da qui l’appuntamento a domenica per un’altra riunione. Il problema politico si chiama De Vito. E Paolo Ferrara, all’epoca consigliere municipale a Ostia e ora capogruppo del M5S, cerca di mediare in maniera un po’ goffa: «Tra delinquente e inaffidabile c’è differenza».
Dal tenore delle chat si capisce come il M5S sia spaccato alla vigilia dell’appuntamento elettorale. E di come l’ala Lombardi-De Vito scateni rabbia e voglia di vendetta, al di là del fatto in sé. Marco Terranova, attuale presidente della commissione Bilancio, dice non di aver paura di andare a parlare con De Vito anzi «me lo magno pure in Campidoglio da sindaco». L’importante, scrive, è «non darla vinta a lui ma soprattutto alla Lombardi». Il tema è anche la riunione che si dovrà svolgere. E l’attivista e attuale assessore municipale Veronica Mammì, moglie del consigliere Enrico Stèfano, non vuole che si faccia a casa dall’accusato a cui è pronta comunque a chiedere un passo indietro perché «non è in grado di fare il candidato sindaco».
Veleni e accuse che usciranno dalla chat e saranno oggetto di riunioni e “processi” a cui parteciperanno anche i parlamentari (Di Battista, Taverna, Baroni) salvo sgonfiarsi davanti all’evidenza dei fatti e del finto dossier. Una macchina del fango che ha inciso nelle comunarie on line per il candidato sindaco, dove la Raggi arriverà prima e De Vito secondo, staccato di quattrocento voti. Ieri prima che uscissero queste chat, la sindaca aveva dichiarato, tramite il proprio avvocato, che queste ricostruzioni «sono fantapolitica». Poi il silenzio.
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Il Messaggero