Il cartellino rosso o Daspo urbano, insomma il «provvedimento di allontanamento» di cui per la prima volta possono disporre i sindaci, è pronto al debutto nella...
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SOTTO TUTELA
In realtà le maglie di applicazione del Daspo sono piuttosto larghe. Nei documenti che circolano in Comune, si parla in generale di una misura contro chi «impedisce la fruizione» di alcuni luoghi. Potrà quindi essere sanzionato «qualsiasi comportamento che renda particolarmente gravosa la fruizione di uno dei luoghi indicati, limitandone alla cittadinanza la visibilità e percettibilità delle caratteristiche archeologiche, storiche, naturali e culturali, anche in conseguenza di condotte impeditive o oppositive, potenzialmente idonee ad arrecare turbamento alla destinazione del bene tutelato».
La novità sarà introdotta con l'approvazione del nuovo Regolamento di Polizia urbana al vaglio della giunta M5S. I dettagli sono stati definiti all'articolo 20 del provvedimento - «Misure a tutela del decoro di particolari luoghi» - già distribuito in bozza ai consiglieri pentastellati in questi giorni. Il voto finale sul nuovo codice dei vigili è atteso per metà ottobre, poi il «Daspo urbano» potrà essere applicato.
DUE STEP
Funziona così: come per il calcio, alla prima infrazione i vigili urbani stilano un verbale che, di fatto, ha il valore dell'avvertimento. Scatta una sanzione pecuniaria che oscilla tra i 100 e i 300 euro e un ordine di allontanamento «dal luogo della condotta illecita», firmato dal sindaco. Alla seconda violazione, viene chiesto alla Questura di diramare un divieto di accesso nella zona individuata dal Comune. Ovviamente solo nel caso in cui la condotta venga ritenuta «pericolosa per la sicurezza» e per un periodo non superiore ai sei mesi. In ogni caso verrà sempre tenuta in considerazione la «compatibilità» del provvedimento con le «esigenze di mobilità, salute e lavoro del destinatario dell'atto», come si legge nel decreto Minniti.
I proventi delle multe, così prevede la legge, devono essere reinvestiti in interventi di «recupero del degrado urbano». Basterebbe allora un buon numero di vigili sguinzagliati nelle zone della movida sregolata, per fare cassa e rifare il look alle zone sotto tutela.
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Il Messaggero