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Lo aveva colpito con un pugno talmente violento da farlo cadere in terra: il caporal maggiore Danilo Salvatore Lucente Pipitone, 44 anni, aveva sbattuto la testa ed era deceduto in ospedale dopo due giorni di agonia. Ora, il suo aggressore è stato condannato: per Mohamed Abidi, cittadino tunisino di 33 anni, che ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato - decisione che gli ha garantito lo sconto di un terzo della pena - il giudice ha disposto 8 anni di reclusione. L’accusa a suo carico è omicidio preterintenzionale. In udienza preliminare il gup ha accolto la richiesta del pubblico ministero Gennaro Varone, titolare del fascicolo.
I FATTI
I fatti risalgono alla notte tra il 10 e l’11 febbraio scorso e sono avvenuti a Centocelle, in via dei Sesami, a ridosso del parco dedicato a Madre Teresa di Calcutta, una zona dove spesso di notte circolano spacciatori e prostitute. Il caporal maggiore era stato aggredito mentre stava andando a prendere la sua auto. Il militare era stato colpito con un pugno in faccia, poi, cadendo, si era ferito in modo grave: portato al policlinico Umberto I, le sue condizioni erano apparse subito disperate. Aveva una lesione in faccia, un grosso taglio sul sopracciglio, i segni di un colpo alla nuca.
ANGELO DEL COVID
Originario di Erice, in provincia di Trapani, in Sicilia, Pipitone lavorava come operatore sanitario presso l’ospedale militare Celio. Si era arruolato in forma volontaria annuale nel 2002. Era stato uno degli “angeli del Covid”: per mesi era stato in prima linea in corsia, assistendo senza sosta i pazienti contagiati nelle prime fasi, le più drammatiche, della pandemia. I genitori erano partiti dalla Sicilia subito dopo essere stati avvisati dell’aggressione. Una volta arrivati a Roma, i medici avevano comunicato loro il decesso del figlio.
L’ALLARME
Dopo l’aggressione, a dare l’allarme era stata una donna, che aveva assistito all’omicidio: aveva visto il tunisino colpire le vittima e poi fuggire via.
L’ARRESTO
Lo straniero era stato fermato in Francia alcuni giorni dopo l’omicidio di Pipitone: su di lui pendeva un mandato di arresto europeo chiesto dai magistrati romani. Dopo il delitto sarebbe scappato a bordo di un’auto presa a noleggio, probabilmente guidata da un complice. Si nascondeva sui Pirenei: era pronto a proseguire la fuga, probabilmente verso la Spagna.
«La vita del caporal maggiore Pipitone, ucciso per futili motivi lo scorso febbraio a Roma, vale 8 anni di carcere. È una sentenza che francamente mi sconcerta», ha commentato Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Ha quindi aggiunto: «Il giovane tunisino che lo uccise dopo un’aggressione lo scorso febbraio ha visto riconoscersi l’imputazione di omicidio preterintenzionale e, con il rito abbreviato, la condanna tecnicamente è ineccepibile. Il problema nasce dall’imputazione, che doveva essere, a mio avviso, di omicidio aggravato da futili motivi». Anche per Simona Loizzo, deputato della Lega, «è assurdo pensare che la vita del caporal maggiore Pipitone valga 8 anni di carcere. Ai familiari di Pipitone, fedele servitore dello Stato, ucciso per futili motivi, va tutta la nostra solidarietà».
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