Autistico scomparso, l'assistente rinviato a giudizio: «Lo abbandonò»

Daniele Potenzoni
E' stato rinviato a giudizio per abbandono di incapace Massimiliano Sfrondini, il dipendente dell'azienda ospedaliera di Melegnano, che la mattina del 10 giugno del 2015...

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E' stato rinviato a giudizio per abbandono di incapace Massimiliano Sfrondini, il dipendente dell'azienda ospedaliera di Melegnano, che la mattina del 10 giugno del 2015 stava accompagnando a Roma, in udienza papale, Daniele Potenzoni, il disabile autistico di 36 anni da allora scomparso nel nulla. Daniele si perse nel caos di Termini, inghiottito in un vagone della metro A diretto a Battistini. 

La decisione è stata presa dal gup Elvira Tamburelli che, dopo due ore di camera di consiglio, ha riconosciuto anche la costituzione di parte civile nel procedimento dell''associazione Penelope Italia, da sempre al fianco di papà Franco Potenzoni. «Per la prima volta, non per un caso di omicidio, ci è stata riconosciuta questa opportunità», afferma il presidente Antonio La Scala, assistito dall'avvocato Gennaro Gadaleta.

Parla di una «piccola vittoria» Franco Potenzoni che non ha mai smesso di cercare suo figlio. Papà Franco vive a Milano e ogni settimana da quell'ormai lontano giugno 2015, prende il treno e si reca a Roma per mettersi sulle tracce del figlio. «La vera vittoria sarà quando potrò riabbracciare Daniele - dice - è un dramma enorme quello che stiamo vivendo da un anno e mezzo. Questa persona che doveva assistere Daniele dalla mattina dopo la scomparsa è sparita, mai una parola, mai un avvicinamento anche se abitiamo ad appena 15 chilometri di distanza. Altrimenti avrei potuto anche perdonare, ma così no».

Daniele sarebbe stato avvistato anche recentemente nella zona della stazione Termini. «C'è chi ha segnalato di vederlo spesso la mattina in compagnia di una donna - spiega ancora Franco Potenzoni - sono stato lì sia mercoledì che giovedì mattina, ma niente. Lui è tranquillo, vive nel suo mondo. Non chiede aiuto o non dice che deve tornare a Milano perché è convinto che io tornerò a prenderlo. Lancio un appello ai romani, a chi soprattutto in quella zona lavora o passa ogni giorno: se pensate di riconoscere Daniele, non esitate, non perdete tempo, chiamate subito il numero unico per l'emergenza 112. Io non perdo la speranza, non mi fermerò mai».


Papà Franco a Roma è accolto da una rete di volontari, ma anche albergatori, che gli danno ospitalità e lo aiutano nelle ricerche. Quelle ricerche che all'epoca partirono con incredibile ritardo. Daniele sparì la mattina alle 9 quando, arrivato da Milano con altri e assistito dal suo accompagnatore, si perse nel caos di Termini. Il suo gruppo, compreso Sfrondini, andarono come se nulla fosse in Vaticano dal Papa e solo a fine giornata venne dato l'allarme. «Fu io a insistere perché andassero a presentare la denuncia alle forze dell'ordine - continua Franco - dopo che fui avvisato solamente alle cinque del pomeriggio». C'è un altro gap che pesa sulla scomparsa del giovane autistico. «Il piano territoriale di ricerche previsto dalla legge 203 del 2012 fu attivato dalla prefettura solamente dopo quindici giorni - aggiunge La Scala - con grave pregiudizio per le indagini».  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero