Covid, starnuti e Ffp2: quei cartelli ancora affissi, che a Roma sembrano normali

Covid, i cartelli del passato ancora affissi negli uffici e nelle strade
No, non è la presunta pigrizia dei romani, stereotipo tutto da dimostrare anche se piace molto nel resto d’Italia. Il fatto è che qui siamo abituati ad...

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No, non è la presunta pigrizia dei romani, stereotipo tutto da dimostrare anche se piace molto nel resto d’Italia. Il fatto è che qui siamo abituati ad avere davanti agli occhi le tracce del mondo passato, a leggere epigrafi sbiadite che ricordano gente morta chissà quando, imprese militari dimenticate, governi che hanno concluso il loro mandato qualche millennio fa. E così ci sembrano normali anche quei cartelli più recenti, ma pur sempre riferiti a realtà tanto remote. Messaggi alla popolazione che raccontano di starnuti nell'incavo del braccio, di persone che si mantengono a un metro di distanza, di volti coperti con le mascherine e altre strane usanze che a quanto pare i romani dovevano osservare un tempo. Sono avvisi decorati con disegni strani, pupazzini stilizzati, quasi geroglifici. Si trovano nei palazzi pubblici, nei corridoi degli uffici privati, all'ingresso dei parchi o dei locali. Restano lì, nessuno si preoccupa di toglierli, forse perché c'è il sospetto che prima o poi possano tornare d'attualità, come quelli che non spostano le lancette per l'ora legale tanto dopo sei mesi si rimette tutto a posto da solo. O forse perché ormai i vecchi cartelli anti-pandemici li possiamo considerare reliquie storiche da tutelare, come, appunto, le iscrizioni in latino scolpite nei marmi delle strade del centro. A volte viene il dubbio che quelle regole siano ancora in vigore. Entri in un ospedale e trovi il foglio in formato A4 attaccato con lo scotch: “Per accedere al Pronto soccorso è obbligatorio essere muniti di mascherina Ffp2”. E ti chiedi: ma qui vale ancora? Che diceva l’ultimo decreto? E soprattutto, che voleva dire Ffp2?

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Il Messaggero