Covid Roma, la città senza turisti: in Centro chiusi 150 negozi. Altri pronti altri stop

Alle cinque del pomeriggio in via Nazionale c’è pochissimo traffico. Le luci dei negozi iniziano a spegnersi e le serrande ad abbassarsi. Così come a via del...

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Alle cinque del pomeriggio in via Nazionale c’è pochissimo traffico. Le luci dei negozi iniziano a spegnersi e le serrande ad abbassarsi. Così come a via del Corso, via Condotti, via della Vite e via Veneto: della Dolce Vita raccontata nelle pellicole di Federico Fellini, non resta oggi che un lontanissimo ricordo. Perchè dopo i bar, i pub e i ristoranti, ora anche i negozi e le boutique del centro sono in crisi. Un “profondo rosso” da cui non riescono a risalire. In 150 non hanno mai riaperto dopo il lockdown: i locali commerciali sono stati già svuotati e le attività fallite. Ora a rischio ce ne sono, almeno, altre 200 che potrebbero chiudere nel brevissimo periodo.

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Effetto domino

È l’effetto domino della pandemia e anche delle chiusure anticipate e attivate per le misure anticontagio. Passato dall’attività alberghiera, alla ristorazione e ora alla filiera dell’abbigliamento. Il cuore del centro storico, il fiore all’occhiello della città. La prima crisi i negozi l’hanno accusata nei mesi estivi. Con il crollo vertiginoso delle presenze turistiche. Tra luglio e agosto sono stati appena 220mila gli stranieri in visita. A settembre è arrivata l’ennesima stangata con il 90% in meno di visitatori rispetto all’anno precedente. Ma a questi dati si sommano ora gli effetti della risalita dei contagi e delle nuove misure di contenimento. Il “coprifuoco” che impone la chiusura anticipata dei bar alle 18 e dei ristornati. «È il colpo di grazia, i commercianti non sanno come riprendersi» dice Valter Giammaria, presidente di Confesercenti: «Se chiudi i bar e i ristoranti, le persone restano a casa e si svuotano anche i negozi». Con uno scenario futuro che preoccupa l’intero settore: «Non sappiamo come risollevarci - sottolinea il presidente - ci rendiamo conto del momento delicato con questo aumento dei contagi. Però i commercianti sono con l’acqua alla gola, Resistere in queste condizioni non è più possibile. Abbiamo bisogno di aiuto e ne abbiamo bisogno ora. Abbiamo chiesto un intervento per gli affitti dei locali intanto e speriamo che venga accolta la nostra richiesta. Stiamo tutti cercando di trovare soluzioni che possano, nel concreto, aiutare i piccoli imprenditori».

LE STORIE

A raccontare il momento drammatico è la fila di serrande chiuse da via Nazionale a piazza di Spagna. Eppure, c’è chi prova a resistere: «La mia cassa è vuota da 12 giorni. Ogni mattina apro il negozio e temo un’altra sconfitta» racconta Olimpia, titolare di una boutique di via del Tritone. Un’attività di camicie su misura e accessori maschili avviata dalla sua famiglia nel 1907 e di cui, insieme al marito Guglielmo, ha raccolto l’eredità. «Dopo il lockdown dello scorso marzo, speravo che il peggio fosse passato - spiega Olimpia - ma nelle ultime settimane ho visto la strada, e il mio negozio, svuotarsi. Con gli aiuti economici ricevuti, e che dovrò comunque restituire, ho pagato le spese fisse come l’affitto e le bollette. Ora non so più come andare avanti, sono molto preoccupata. Sto facendo di tutto per non arrendermi, per non chiudere. Però ammetto, che mi sento molto sconfortata e sola. Quello che mi spaventa di più - sottolinea - è il futuro. Siamo stati travolti dal virus, dalla pandemia e dalla crisi. Oggi, come negozianti, siamo senza paracadute a un passo dalla fine. Ho paura ma non voglio arrendermi». Un copione che si ripete lungo via Condotti, via Frattina e via del Corso: «Ho investito tutti i miei risparmi per avviare l’attività tre anni fa», dice la titolare di un negozio di abbigliamento verso via della Vite: «Ho visto tanti colleghi mollare in questi ultimi mesi. Li capisco perchè per intere settimane gli incassi sono stati a zero. Sto facendo di tutto per resistere, per non chiudere e non fallire. Ma non so più se riuscirò a sostenere i costi della mia attività. I prossimi due mesi saranno decisivi per molti di noi».

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Il Messaggero