Covid Lazio, «Boom contagi nei No vax. Il virus corre tra i giovani». L'intervista a Massimo Andreoni

Nel Lazio il 7 per cento della popolazione è no-vax. «E ormai ogni dieci nuovi contagiati otto casi riguardano non vaccinati oppure persone che non hanno terminato il...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Nel Lazio il 7 per cento della popolazione è no-vax. «E ormai ogni dieci nuovi contagiati otto casi riguardano non vaccinati oppure persone che non hanno terminato il percorso di immunizzazione». Parola dell’infettivologo Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma. Che però ci tiene ad aggiungere: «Ma non darei ai no-vax neanche il “merito” di questa situazione, perché tra i soggetti non protetti ci sono moltissimi under 18, per non parlare degli under 12 che non possono ancora immunizzarsi. Il problema è che ora la malattia sta progredendo tra i giovanissimi». 


Professore, nel Lazio ci sono ogni giorno mille nuovi contagi come sei mesi fa.
«Sì, ma la situazione è diversa rispetto ad allora. Questi numeri rispecchiano quello che ci si poteva aspettare in una grande città come Roma, che è uno snodo dove per turismo e affari arriva gente da tutte le parti. Poi siamo in inverno, si sta più al chiuso e il virus circola meglio, e c’è il ritorno a scuola senza Dad. E purtroppo in molte classi, dove molti non sono vaccinati, non si aprono neanche le finestre. Detto questo, aumentano i contagi, ma la pressione su reparti e terapie intensive è ancora gestibile».
Come è la situazione negli ospedali?
«Un tempo su dieci che si contagiavano, due finivano in un reparto ordinario e uno in terapia intensiva. Ora, grazie alle vaccinazioni, abbiamo numeri più bassi e sintomatologie meno gravi. L’età media resta vicina ai 60, ma stiamo avendo anche pazienti ventenni e trentenni, con un certo grado di insofferenza respiratoria. Però noi al Policlinico di Tor Vergata abbiamo puntato molto sui monoclonali, che hanno mitigato le presenze: dall’inizio della pandemia abbiamo già trattato 200 casi, numero molto alto superiore a quelli di alcune regioni italiane».
L’assessore D’Amato punta molto su questa soluzione.
«Sono un’arma importantissima, ma vanno letti nell’ottica del contenimento della malattia e della riduzioni dei sintomi. I monoclonali non possono essere dati a tutti e in ogni caso va fatto in base alle gravità del paziente. Poi non vorrei che passasse un concetto pericoloso».


Quale?
«C’è gente che rifiuta i vaccini, credendo di potersi curare con i monoclonali. È una follia: ci dicono che non vogliono sottostare a una “sperimentazione di massa” eppoi accettano un anticorpo, che è un farmaco più nuovo, sperimentato più recentemente rispetto al vaccino stesso...».
C’è un 20 per cento che si ammala pur vaccinato.
«Certo, ma era stata segnalata la possibilità anche durante i trail dei vaccini. Però non si tratta mai di forme gravi di Covid. Vorrei chiarire un aspetto: parliamo per lo più di persone che ha avuto la seconda dose più di 180 giorni fa e che spesso soffrono di patologie pregresse».
La soluzione?
«Fare velocemente la terza dose, seguendo il modello israeliano».
Non c’è la corsa a fare il booster.


«Al momento sì: ma non vedo considerazioni no-vax, quanto lo scoraggiamento di alcune persone. Molti mi fanno notare: “Ci avevate promesso di risolvere il problema dopo il richiamo”. Dobbiamo puntare sulla comunicazione e chiarire che con la terza dose gli effetti collaterali sono minori delle due dosi precedenti e che si fa perché di fatto si azzera il rischio di contagiarsi. Eppoi bisogna facilitare l’accesso ai centri di vaccinazione, se è possibile anche prenotazione».



 

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero