OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
La bara e i fiori sul piazzale dell'ospedale per dire "addio" a Luciano Quaglieri, l'infermiere di 48 anni stroncato dal Corvid-19 sabato scorso dopo settimane di ricovero. Un abbraccio ideale e commosso a "Lucianone", il gigante buono del Pronto soccorso del San Filippo Neri, è partito dai tanti colleghi che gli sono stati al fianco in questi anni e che gli hanno voluto bene, tra gli applausi e la commozione dei pazienti affacciati dalle finestre. Tra i tanti, così l'ha voluto ricordare Antonella, una collega, che gli ha dedicato un lungo e affettuoso post su Facebook: «Oggi sul prato antistante l'ospedale un popolo intero ti ha pianto, medici, infermieri, paramedici e persino i malati affacciati ai balconi ti hanno dato commossi ultimo addio. Vorrei che la gente comune potesse sapere cosa abbiamo provato, il silenzio assordante, il freddo dentro l anima, il dolore rabbioso per l impotenza di fronte ad una cosa più grande di noi.
Covid Roma, infermiere del San Filippo Neri morto a 48 anni: addio a "Lucianone"
Eri un fratello sai? Eri un fratello per tutti noi ma non te l'abbiamo mai detto ..che certe cose le capisci solo dopo, quando ormai è troppo tardi. Il gigante buono della sala rossa del dea che col suo sguardo bonario e sicuro ti incuteva serenità anche di fronte alle urgenze più impegnative. Oggi mi sembra di non poter più sorridere ...
I CONTAGI IN OSPEDALE
La questione dei contagi tra operatori sanitari, dagli addetti alle pulizie ai medici, è una delle criticità maggiori legate all'emergenza Covid. La Regione Lazio la scorsa settimana ha emanato una direttiva inviata a tutte le direzioni generali delle Asl raccomandando screening a tappeto attraverso i tamponi rapidi antigenici, più facilmente reperibili sul mercato. «Oltre all'infermiere - spiega Roberto Chierchia della Cisl Fp - è deceduto per Covid anche un dipendente dell'Umberto I e solo qui la soglia degli infetti tra gli operatori ha superato le 120 unità. L'unico screening di massa è stato effettuato durante la prima ondata e, finora, non è più stato ripetuto, ma effettuato a macchia di leopardo e nel caso vi fossero delle positività emerse in determinati ambiti o reparti. Solo ora, evidentemente anche per questioni logistiche dovuto all'approvvigionamento dei tamponi, si decide di rifarlo. Ma i tamponi vanno fatti su tutto il personale e con cadenza regolare».
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero