Quando suona la campanella sfuggono a qualsiasi controllo. Ma l’autunno è in mano ai giovani, sono loro in questo momento a fare la differenza in termini di contagi...
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Sul sito del liceo ha fatto un appello agli studenti: «Nelle scuole stiamo vivendo una situazione che ha dell’assurdo. Da un lato all’interno degli edifici scolastici, nelle classi mettiamo in atto il protocollo di sicurezza fra enormi difficoltà: spazi inadeguati, aule sottodimensionate, mancanza di banchi monoposto che forse arriveranno a fine ottobre; dall’altra all’esterno delle scuole gli adolescenti si frequentano al chiuso e all’aperto (feste dei 18 anni, aperitivi ed altro) senza rispettare le regole di sicurezza e i contagi si moltiplicano. E’ una situazione insostenibile. Desidero fare un appello ai nostri ragazzi, perché riflettano sul fatto che l’emergenza non è finita e che il loro comportamento in questo momento può fare la differenza. Dove è andato a finire il sentimento di solidarietà che caratterizza le giovani generazioni? E’ proprio così difficile rinunciare ad una festa per il bene della collettività?». Conferma la Regione: «Siamo intervenuti in 296 plessi scolastici e sono state riscontrate 336 positività. Oltre l’89% dei casi ha riguardato studenti e in prevalenza sono casi con link al di fuori dal contesto scolastico», così l’assessore Alessio D’Amato. «Non sono al momento le scuole il motore della diffusione epidemica, piuttosto le famiglie e contesti aggregativi». I presidi si appellano alle famiglie, perché non possono presidiare tutte le situazioni di aggregazione che coinvolgono i ragazzi. Anche la presidenza del Tasso si appella «al contributo delle famiglie» per «evitare ai propri figlio occasioni di feste, partite o altro, assembramenti».
Mario Rusconi, presidente dell’Associazione presidi nel Lazio, conferma: «Nelle scuole le regole sono rispettate al 99%, il problema è che appena i ragazzi escono non valgono più. Per noi è una tortura: darsi tanto da fare quando poi i ragazzi fanno quello che vogliono. Non so se e quanto le famiglie siano incisive. A questo punto ci vuole un controllo capillare del territorio da parte della Municipale. Vedo masse di ragazzi senza mascherine. Così è una fatica di Sisifo, quanto fatto al mattino viene vanificato dai comportamenti all’esterno. Visto che famiglie non sono incisive nell’educare i giovani non resta che la repressione».
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Il Messaggero