Qualcuno ormai ci ha fatto l'abitudine. E non prova nemmeno a sedersi. E i sedili lungo la fila dei finiestrini del bus restano vuoti, mentre i passeggeri accalcati rimangono...
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Ne sanno qualcosa i pendolari diretti a Nettuno, o ai Castelli, per esempio, che sono stati costretti a viaggiare in piedi dal capolinea di Anagnina fino a destinazione. Non certo per l'affollamento dei mezzi, ma piuttosto per l'impiossibilità di usare le due file di sedili adiacenti ai finestrini. Su molti bus infatti, quelli più vecchi, piove dentro e i posti a sedere, imbrattati d'acqua si dimezzano. «Una situazione allucinante - spiega un'impiegata che ogni giorno parte da Velletri per andare a lavorare a Roma. Ogni volta che piove siamo costretti a fare il viaggio in piedi, perché i sedili sono fradici». E dire che l'abbonamento Metrobus non costa nemmeno poco, visto che mediamente per l'annuale servono circa 480 euro.
«Sembra di stare nel Terzo mondo - replica Mario, operaio - Non inneschiamo nemmeno la questione del rispetto degli orari, visto che spesso i bus non sono puntuali. Ma dico io possibile che quando piove la gente sia costretta a stare in piedi?». E quando nel bus stipato sale qualche persona anziana, o claudicante, scatta comunque la solidarietà. I fortunati che hanno un sedile asciutto cedono il posto con un sorriso. Perché anche nel "terzo mondo" la cortesia ha ancora un valore. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero