A Roma pranzo a 10 euro nel ristorante di lusso, nei giorni dell'incubo

Roma, i tavoli vuoti di un ristorante in centro
Sarà che, statistiche epidemiologiche alla mano, i giovani si sentono più al riparo da questa odiosa malattia, e sarà anche che i giovani sono imprudenti per...

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Sarà che, statistiche epidemiologiche alla mano, i giovani si sentono più al riparo da questa odiosa malattia, e sarà anche che i giovani sono imprudenti per precisa disposizione della natura. Sta di fatto che in questi giorni a Roma, per le strade e nei luoghi pubblici, si vedono soprattutto ragazzi. Approfittando del primo sole marzolino e della chiusura dell’università, l’altra mattina Luca ha deciso di farsi una passeggiata a Trastevere con un amico: «Pranziamo lì, però sia chiaro: non voglio spendere più di 10 euro». Nei vicoli dietro piazza Trilussa, i due studenti si sono trovati di fronte a uno scenario che mai si sarebbero immaginati. Ristoranti, bar e locali esponevano cartelli in cui si promettevano sconti clamorosi, come nelle pubblicità dei negozi di tappeti («Svendo tutto!»). Luca e l’amico si sono fermati davanti a una trattoria di un certo livello, uno di quei posti ai quali in tempi normali non si sarebbero mai sognati neanche di avvicinarsi. Mentre studiavano il menù affisso in vetrina, un cameriere si è accostato: «Dai entrate, vi faccio un pranzo completo a 10 euro, bevande comprese». I ragazzi si sono accomodati. I clienti seduti agli altri tavoli erano talmente pochi che non c’era il minimo rischio di violare la distanza di sicurezza prescritta dal decreto governativo. I due hanno ordinato una bruschetta e una matriciana, buona come raramente gli era capitato di mangiarla, una Coca cola, e alla fine il cameriere ha offerto anche amaro e biscottini. «Pensa, quando questo incubo sarà finito - ha detto Luca al suo amico uscendo - dovremo tornare a pranzare con la pizza a taglio».


pietro.piovani@ilmessaggero.it
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Il Messaggero