Continuano le file davanti ai supermercati. E, già a metà mattinata, si svuotano gli scaffali di alcuni prodotti, introvabili, come acqua e scatolame. E le attese...
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Intanto rischiano ritardi le consegne fatte da Amazon per una mobilitazione dei dipendenti al hub di Passo Corese, che lamentano il mancato rispetto della distanza di sicurezza. Ipotesi smentita dal colosso delle consegne a domicilio: «Il benessere dei dipendenti è al primo posto». La stessa Amazon comunque ammette che in questi giorni saranno consegnati prima i pacchi che rispondono a bisogni più urgenti.
Per quanto riguarda invece le vendite nei supermercati, Federdistribuzione calcola un calo delle vendite del 10 per cento rispetto ai giorni scorsi, le calche - al Centro come in periferia - sono legate sia al contingentamento della clientela negli ingressi sia alla psicosi della gente di restare senza cibo. Soprattutto finiscono presto le scorte di acqua minerale, carta, farina, scatolame, latte a lunga scadenza e detergenti. Derrate tipiche dei tempi di razionamento, che adesso non ci sono. Dal mondo della grande distribuzione, infatti, fanno sapere che è inutile fare incetta di questi prodotti e che sono garantiti giornalmente i rifornimenti di questi materiali.
«Alla base di questa frenesia - raccontano due commesse di uno store dell'Aurelio - ci sono due motivazioni: primo, la gente che non può uscire, vede nell'andare al supermercato l'unica occasione per prendere un po' d'aria. Anche per fare una spesa di pochi euro. Ma quando è qui, qualcosa poi finisce per comprarla. In secondo luogo, c'è una certa ritrosia a comprare i freschi». Il vicepresidente della Regione, Daniele Leodori, oltre a fare «un profondo ringraziamento per quello che stanno facendo ai commercianti e ai commessi, ha spinto le catene a incentivare la consegna a domicilio della spesa, soprattutto per gli anziani, e ad aumentare i presidi di sicurezza e la sanificazione dei locali.
Tutto questo avviene a Roma, dove le imprese - come ha denunciato la Camera di Commercio - rischiano di restare senza liquidità entro tre mesi. Eppoi - passati i 90 giorni - le aziende, piccole e grandi, rischiano di chiudere. Dalla seconda rilevazione effettuata dall'Osservatorio camerale emerge che il 36 per cento delle aziende dichiara di aver una liquidità sufficiente ad affrontare al massimo 15 giorni; il 38 per cento è convinto di poter resistere tra 15 giorni e un mese, il 21 per cento tra un mese e tre mesi.
L'indagine è stata compiuta per lo più su realtà presenti nel territorio capitolino e con meno di 10 dipendenti, cioè quelle che fanno più fatica ad accedere al credito. Ma le dimensioni, in questa fase, contano relativamente. «Tutte imprese stanno combattendo con tenacia, responsabilità e determinazione. Per evitare il collasso del nostro sistema produttivo - spiega il presidente della Camera di Commercio, Lorenzo Tagliaventi - in particolare delle piccole e medie imprese, bisogna intervenire subito così da evitare un effetto domino sull'intero mondo produttivo». Quindi, «visto che la crisi in atto mette in evidenza anche un'altra necessità», suggerisce di «incoraggiare e rafforzare in tutti i modi la trasformazione digitale che le imprese stanno portando avanti. Oggi rappresenta un'ancora di salvezza, domani una grande opportunità di lavoro e creazione di ricchezza».
Intanto, per provare a contenere il contagio, la Regione nell'ordinanza che dispone i nuovi orari dei supermercati, ha deciso che si potrà fare la spesa soltanto nel proprio quartiere. Poi, per evitare le file chilometriche, rischiano di chiudere tutti quei supermercati e quei negozi che non hanno spazi sufficienti per contingentare la clientela all'esterno e mantenere la distanza minima di un metro tra un avventore e un altro. Tradotto, file sì ma ordinate e che non si trasformino in assembramenti.' Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero