Coronavirus a Roma, il primario di Tor Vergata: «Il picco non è ancora arrivato nella Capitale»

Professor Massimo Andreoni, primario del reparto di Malattie infettive del policlinico Tor Vergata, a Roma e nel Lazio i casi di pazienti positivi sono aumentati da un giorno...

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Professor Massimo Andreoni, primario del reparto di Malattie infettive del policlinico Tor Vergata, a Roma e nel Lazio i casi di pazienti positivi sono aumentati da un giorno all'altro di 34 unità. Crescono anche i ricoveri, tra cui quelli in Terapia intensiva.

Cosa dobbiamo aspettarci?

«Tenendo presente che i casi che stiamo vedendo corrispondono a infezioni che sono state contratte nei 14 giorni precedenti, dobbiamo prepararci a un incremento progressivo delle situazioni nei prossimi 7-10 giorni».

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È possibile prevedere un picco per la Capitale e la Regione?
«Questa è un'epidemia che sta scorrendo. Posso sostenere che la Lombardia, ad esempio, ha raggiunto il suo picco e il Lazio ancora no, ma siamo in una fase di ascesa e credo che sarà anche abbastanza rapida nei prossimi giorni».

È logico secondo lei parlare ancora di contagi romani o comunque laziali provocati da contatti con il nord Italia?
«A questo punto nel Lazio ci sono casi autoctoni non più legati ai focolai del Nord. E credo che questo sia un dato assolutamente inconfutabile: ormai si è creata una situazione pandemica all'interno della Regione anche se ancora contenuta».

I decessi finora avvenuti sono stati imputati a patologie pregresse: si muore per o con il Covid-19?
«La mia posizione personale è che quando una persona, seppur con gravi patologie pregresse, muore nel corso dell'infezione da Covid-19 è questo la reale causa di morte. Per capirci: in un paziente neoplastico che muore per una sepsi batteria, è la sepsi la causa di morte e non la neoplasia. Tanto è vero che se si dovesse compilare una scheda di morte si scriverebbe che quella è stata la causa terminale. Ovviamente il virus attacca di più organismi fragili ma chi prende la polmonite da Covid muore per quella e non per il diabete che già aveva. Per me clinico questa discussione è poco comprensibile».

Può essere stata una giustificazione adottata per non aumentare la paura nella popolazione?
«Probabilmente è stato fatto per cercare di ridurre l'impatto della malattia sull'opinione e questo lo capisco, ma non si possono dare sbagliate informazioni per calmare gli animi».

Il nostro sistema sanitario regionale, con l'implementazione dei posti letto e le nuove strutture - a partire dall'ospedale Columbus - riuscirà a reggere?
«Certamente le misure importanti messe in atto sia dalla Regione Lazio ai fini di incrementare le diagnosi e le cure dei pazienti con l'apertura di altri centri per rendere più efficace possibile l'approccio alla malattia ma anche gli interventi del governo in termini di restrizioni alla circolazione, porteranno a contenere l'epidemia ma questi aspetti positivi li vedremo nei prossimi dieci giorni».

Basteranno i posti letto nelle Terapie intensive?
«I ricoveri per pazienti che hanno bisogno di assistenza respiratoria meccanica aumenteranno in maniera direttamente proporzionale ai casi diagnosticati. Sono i numeri a dircelo (+17 ricoveri e +3 in Terapia intensiva registrati ieri sul giorno precedente ndr) Detto questo, la Regione ha fatto un enorme sforzo per potenziare i posti letto e credo che le misure siano sufficienti a contenere quelle che saranno le esigenze dell'epidemia. Noi a Tor Vergata entro la fine della settimana avremo 8 posti in più».


Lei bloccherebbe il trasporto pubblico? «Idealmente la risposta è sì perché meno permettiamo i contatti delle persone più riusciamo a controllare l'epidemia giacché al momento non abbiamo né farmaci né vaccini specifici».
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Il Messaggero