Roma, dipendenti comunali in telelavoro. «Ma i computer hanno licenze abusive»

Un dipendente durante il telelavoro
Tutti a casa a fare il telelavoro. Ma, si scopre ora, i computer di centinaia di dipendenti comunali di Roma sfruttano i programmi senza licenza. Risultato: i dirigenti sono in...

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Tutti a casa a fare il telelavoro. Ma, si scopre ora, i computer di centinaia di dipendenti comunali di Roma sfruttano i programmi senza licenza. Risultato: i dirigenti sono in allarme e qualcuno ha già sospeso le attività, per evitare possibili rogne giudiziarie. Succede per esempio al dipartimento Patrimonio e Politiche abitative, quasi 250 dipendenti, dove il direttore due giorni fa ha spedito una lettera all'Ufficio Risorse umane del Campidoglio per alzare bandiera bianca. «I pc personali» dei lavoratori in smart working, si legge, «non sono dotati di licenze». Andando avanti col "lavoro agile", quindi il Comune correrebbe «il rischio di avallare comportamenti non rispondenti alla legalità». A tutti i travet era stata chiesta un'autocertificazione per verificare che avessero le licenze in regola, come previsto dalla legge, ma l'attestazione «è pervenuta per un numero irrilevante di casi». Insomma, la stragrande maggioranza non ce l'ha. E, lamenta il dirigente, così «non si riesce a garantire la sicurezza dei dati trattati, non solo quelli personali, ma anche dell'utenza».


Va detto che il Campidoglio ha dovuto attivare in tutta fretta il telelavoro, per rispettare le direttive del governo e in particolare del Ministero della pubblica amministrazione. Gli uffici del Personale già due anni fa avevano consegnato ai sindacati una bozza di regolamento per lo smartworking, che avrebbe permesso di avviare gradualmente la sperimentazione, dotando peraltro i dipendenti comunali di postazioni con pc e altri strumenti. Ma la trattativa, come spesso capita, si è incagliata e ora si è dovuto correre ai ripari, sull'onda dell'emergenza. In questi giorni solo il 20% degli 11mila dipendenti amministrativi sta lavorando in ufficio, per garantire i servizi essenziali. Tutti gli altri sono a casa: chi in ferie, chi in congedo, chi appunto in modalità smartworking. Sempre che il computer abbia la licenza.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero