Coronavirus, a Caracalla gli irriducibili della corsa: «Abito in centro, dove vado?»

Coronavirus, a Caracalla gli irriducibili della corsa: «Abito in centro, dove vado?»
E' battaglia fra “malati” di fitness e jogging e forze dell'ordine. L'ordinanza della sindaca Raggi, per il Coronavirus, ha previsto la chiusura di parchi...

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E' battaglia fra “malati” di fitness e jogging e forze dell'ordine. L'ordinanza della sindaca Raggi, per il Coronavirus, ha previsto la chiusura di parchi e ville “recintati” nella capitale per evitare assembramenti e scongiurare – a fronte dell'emergenza Coronavirus – nuovi contagi. Provvedimento doveroso ma che, a quanto pare, non basta a convincere le persone a rimanere a casa. Così gli sportivi più ostinati hanno comunque scovato luoghi dove poter proseguire le proprie attività motorie. Tanto che, oggi, il ministro Vincenzo Spadafora ha annunciato di valutare una stretta ulteriore.

 
Come dimostrano le nostre immagini, Terme di Caracalla ancora questa mattina era presa di punta. Tutti a distanza di sicurezza, ma rimane il pericolo legato pure agli attrezzi fissi utilizzati (spesso senza guanti) a giro da molte persone. Tensione quando alcuni giornalisti hanno provato a riprendere la situazione,: è dovuta intervenire la polizia municipale. Fogli in mano per l'autocertificazione, generalità, ma nessuna denuncia perché il decreto governativo consente all'aperto le attività sportive. «Ma io dove vado a correre? Abito a Campo De' Fiori, e lì non c'e niente», si è giustificato urlando un corridore.
 

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Gli agenti però hanno cercato, a modo loro, di far ragionare alcune facce furiose: «La norma va interpretata e soprattutto serve buon senso. Lo capite che non c'è in gioco solo la vostra salute?». Nessuno ha recepito tuttavia il messaggio, anzi sono diventate una quarantina le persone col passare delle ore. Tutti a fare flessioni o a correre. Alcuni cittadini hanno urlato «state a casa» dalle macchine. In effetti le “regole sportive” cozzano con lo stile di vita di chi si sta muovendo solo per le “strette necessità” dalle proprie dimore.   Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero