Coronavirus Roma, discoteche ultime a riaprire. L'appello di "Giancarlino": «Noi dimenticati»

Il coronavirus ha fermato l'Italia (e non solo) e soltanto adesso si intravede una via d'uscita. Il mondo della notte sarà però l'ultimo a riaprire....

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Il coronavirus ha fermato l'Italia (e non solo) e soltanto adesso si intravede una via d'uscita. Il mondo della notte sarà però l'ultimo a riaprire. Discoteche, locali, spazi per concerti. Tanti lavoratori sono fermi e rischiano di dover rimanere bloccati ancora per molto tempo. Dal punto di vista occupazionale, secondo un’indagine della SILB-FIPE (Associazione italiana imprese di intrattenimento di ballo e di spettacolo), il mercato della notte offre lavoro a circa 1,5 milioni di persone. Tantissime. Da Roma si leva una voce storica della movida della Capitale: Giancarlino Battafarano, classe 1964, dj e imprenditore romano, che tutti conoscono semplicemente come Giancarlino.


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Prende la parola sui social: «Non riesco a credere che in soli 60 giorni un virus arrivato dalla lontana Cina stia spazzando via 25 anni di duro lavoro, si perché noi la prossima stagione avremmo festeggiato il 25º anno del Goa Club. Cancellati così da uno Stato che non ci calcola proprio e ci mette all’ultimo posto senza via di scampo senza nessuna possibilità», scrive su Facebook.

E ancora. «Abbiamo chiuso in piena stagione i mesi di marzo, aprile e maggio questi sono i mesi migliori dove arrivano gli artisti migliori che ci permettono di chiudere la stagione invernale con delle grandi feste. Queste chiusure improvise che abbiamo accettato giustamente per non mettere in pericolo il nostro pubblico, il nostro staff e anche noi stessi. Oggi ci troviamo qui senza una data di riapertura con una grande confusione intorno. Nessuno calcola che macchina si ferma calando il sipario di un movimento che da lavoro a centinaia di persone ed aziende. Concludo con un pensiero sicuramente questo maledetto dramma del virus è una condanna per tutto il mondo, principalmente per i tanti anziani che abbiamo perso e le loro famiglie, per le tante persone che ancora stanno soffrendo negli ospedali con il massimo della mia solidarietà a tutti i medici in prima linea e anche per i pochi politici che ci stanno mettendo la faccia in modo giusto e in modo sbagliato. E mi chiedo ma perché tra i tutti noi non ci siamo?». 


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Il Messaggero