Roma, Comune, spunta buco tecnico di 853 mln: due mesi di tempo per tappare la falla

Roma, Comune, spunta buco tecnico di 853 mln: due mesi di tempo per tappare la falla
Quarantacinque giorni a partire dal 30 aprile. È il tempo a disposizione dell'Assemblea capitolina per chiudere una falla «tecnica» da oltre 853 milioni che si è aperta...

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Quarantacinque giorni a partire dal 30 aprile. È il tempo a disposizione dell'Assemblea capitolina per chiudere una falla «tecnica» da oltre 853 milioni che si è aperta nei conti capitolini a seguito del riaccertamento straordinario dei residui di bilancio attivi e passivi previsto dalla riforma sull'armonizzazione dei sistemi contabili varata dal Governo nel 2009 e integrata con due decreti nel 2011 e 2014.




Un'operazione contabile che consiste, tra le altre cose, nella cancellazione dal conto di bilancio dei propri residui attivi e passivi cui non corrispondono obbligazioni perfezionate e scadute alla data del 1° gennaio 2015.



Al termine del riaccertamento dei residui - operazione che ha coinvolto tutte le strutture nelle quali si articola Roma Capitale - come si legge nella relativa delibera approvata dalla giunta Marino lo scorso 30 aprile, è emerso un «risultato di Amministrazione al 1° gennaio 2015 che presenta un disavanzo tecnico pari a 853.150.413,04 euro» che dovrà essere ripianato «con successiva deliberazione dell'Assemblea capitolina, da emanare non oltre 45 giorni dalla data di approvazione della delibera (quindi entro il 14 giugno, ndr)».



La stessa delibera di Assemblea dovrà individuare «l'importo minimo del recupero annuale da ripianare nei singoli esercizi» finanziari «fino alla completa copertura dello stesso» disavanzo, indicando inoltre le poste sulle quali agire per ripianarlo.



La riforma sull'armonizzazione dei sistemi contabili prevede, secondo quanto si apprende da fonti dell'Assemblea, che il disavanzo tecnico scaturito al termine del riaccertamento dei residui attivi e passivi possa essere ripianato in 30 annualità che per Roma capitale corrisponderebbe a una «manovrina» da circa 30 milioni l'anno.
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Il Messaggero