Compiti a casa, era meglio ai tempi del caro diario

Compiti a casa, era meglio ai tempi del caro diario
Nessun bignamino, nessuna scorciatoia, cercasi solo idee chiare sui compiti da fare a casa. Una volta c'era il diario ed era una certezza, come l'amico del cuore che se...

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Nessun bignamino, nessuna scorciatoia, cercasi solo idee chiare sui compiti da fare a casa. Una volta c'era il diario ed era una certezza, come l'amico del cuore che se eri assente te li mandava d'ufficio, ma presto, quasi in tempo reale, mentre ora non risponde nemmeno (tanto il telefono mica serve a quello)  e se risponde dice "dopo perché ora sto mangiando", perché è tutto uno scialla e gli unici ad agitarsi tanto siamo noi adulti.


Il paradosso è che proprio adesso che ci sono il registro elettronico (che ciascun prof aggiorna quando e come vuole), il diario tradizionale, il cellulare e la chat della classe, la confusione sui compiti assegnati per casa dura almeno fino alle quattro del pomeriggio. C'è chi ritiene di ricordarli a memoria, chi non fa in tempo a segnarli, tanto dopo li chiederà... Ecco, tutte queste operazioni, questa falsa rete di salvataggio dove ognuno dice la sua e i genitori assistono impotenti, occupa di solito la prima parte del pomeriggio, alla fine quando si dirimono i dubbi, le idee sono chiare - mica sulla terza declinazione di latino né su carboidrati e lipidi in biology - ma almeno sul fatto che tocca studiarli da pagina x a pagina y con esercizi e slide, di tempo ne è passato troppo.

Una deresponsabilizzazione che s'impara al liceo e che coinvolge tutti, sia chi ha bisogno di informazioni, sia chi promette di dargliele, "te li mando tranq" risponde anche l'amica cara, quella affidabile, quella di sempre. Poi il tempo passa, certe mamme rischiano di accapigliarsi, s'arrovellano sul difetto di informazione, poi scoprono che i figli fanno lo stesso, e che non sono "bastardate",  solo diverse concezioni del tempo e dello spazio. E s'arrendono.
 
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Il Messaggero