Il Colosseo, la macchina da spettacoli più grandiosa dell'antichità, come ogni palcoscenico che si rispetti aveva il suo dietro le quinte, un mondo sotterraneo...
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Entro il mese di luglio partirà la prima tranche di lavori al criptoportico imperiale, meglio noto come passaggio di Commodo. Siamo nella porzione Sud dei sotterranei del Colosseo, a tre metri circa di profondità dal piano dell'arena, dove la galleria corre per oltre duecentocinquanta metri sotto la piazza per curvare all'improvviso verso l'attuale via Claudia e il Celio. Lì si interrompe con un muro di terra. «Il criptoportico in parte fu scoperto già nel 1810, ma il grande scavo è stato condotto negli anni 90. Non sappiamo esattamente dove arrivava. Solo ipotesi», avverte l'architetto Barbara Nazzaro, funzionario responsabile del Colosseo. Il riferimento è al sanguinario figlio di Marco Aurelio che ne faceva uso per entrare, protetto, nel suo amato Colosseo. Quello che è sicuro è che all'epoca di Commodo (180-192) il criptoportico imperiale, realizzato tra gli ultimi anni di regno di Domiziano (81-96) e l'impero di Traiano (98-117), esisteva già, e venne ampliato. A volerlo fu probabilmente Domiziano, dopo la costruzione del Colosseo, tant'è che ne trancia di netto la ciambella di fondazione. «Aveva paura degli attentati, per questo fece costruire il tunnel, preferiva arrivare al palco senza essere visto - spiega Rossella Rea, archeologa responsabile del Colosseo - In fondo, aveva la coscienza sporca, perché non era molto amato rispetto al padre Vespasiano e al fratello Tito che veniva addirittura chiamato delizia del genere umano».
Lo stesso timore di attentati che aveva Commodo. «Le cronache, che non sono state mai benevole verso il suo estro, narrano anche di uno specchio che Commodo fece installare nella curva del tunnel per vedere se c'erano nemici in agguato», racconta Nazzaro. Uno scrupolo non infondato. «Le fonti raccontano che Commodo subì un tentato omicidio in un andito oscuro del Colosseo - precisa Rea - Per questo si è collegato il criptoportico a lui». D'altronde è nota la passione di Commodo per il Colosseo, lui che amava scendere nell'arena come un gladiatore divino. «Lo stesso tunnel potrebbe essergli stato utile per andare, per così dire, in scena», aggiunge Rea.
Altra storia, il tunnel dei gladiatori. Arriva intatto al cuore dei sotterranei. Siamo nella porzione ipogea Nord-est del Colosseo. In origine collegava il ventre dell'Anfiteatro con il Ludus Magnus, la palestra dei gladiatori oggi su via Labicana e con il Ludus Matutinus, ricovero degli animali. «Era un percorso di servizio usato nelle giornate di spettacolo per trasportare le gabbie con leoni, orsi, struzzi - dice Rea - E da qui arrivavano i gladiatori, già vestiti con le armature». Il travertino sulle pareti e le volte è intatto, così come l'opus spicatum sul pavimento. A terra si apre un grande pozzo dove oggi scorre l'acqua: si collega al sistema di caditoie che dovevano pulire sangue e rifiuti. Resti degli spettacoli.
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Il Messaggero