Colleferro, l'amico del 17enne pestato: «Un mese fa il primo raid, quelli giocano a fare i gangster»

«È stato un atto di puro bullismo, ci hanno aggredito senza un perché, forse spinti soltanto dalla presunzione di credersi superiori a noi, giocano a fare i...

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«È stato un atto di puro bullismo, ci hanno aggredito senza un perché, forse spinti soltanto dalla presunzione di credersi superiori a noi, giocano a fare i gangster ma non è questa la vita giusta». Sono parole che lasciano basiti quelle pronunciate da Edonard K., 18 anni, che sabato pomeriggio dopo il pestaggio di Colleferro ha rialzato il suo amico, Lorenzo, 17 anni, picchiato violentemente da due coetanei - Lorenzo Farina e Christian Marozza ora in carcere con l'accusa di lesioni gravi aggravate dai motivi futili e abietti - «mettendogli il giacchetto sotto la testa e aspettando l'arrivo dei soccorsi». È un racconto lucido quello che il ragazzo ripercorre nel centro storico di Segni sotto la pioggia. Lucido e agghiacciante: «Non abbiamo fatto nulla, ci hanno assalito senza un perché e questo è spaventoso. L'ho detto anche nella testimonianza: c'erano almeno altre 5 persone oltre ai due che ci hanno assaliti che sono rimaste lì».

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Edonard, partiamo dall'inizio. Sabato pomeriggio perché siete andati a Colleferro?
«Ero io, mio fratello, Lorenzo e un altro nostro amico. Volevamo farci una passeggiata e incontrare un ragazzo che abita lì. Quando siamo arrivati a Corso Turati quei due ci hanno detto che dovevamo andarcene, noi di Segni, che non dovevamo farci vedere a Colleferro».


C'erano state in passato altre discussioni?
«Sì, un mese fa all'incirca ma anche in quell'occasione senza motivo. Quei due erano venuti a Segni, erano ubriachi, alterati, sono scesi dalla macchina e uno dei due ha aggredito un nostro amico che sabato stava con noi e che è stato anche lui picchiato oltre a Lorenzo con un pugno sul labbro».


Perché Farina e Marozza ce l'avevano con voi?
«Lo posso assicurare: non c'era un motivo ed è questa la cosa assurda. Qualcuno ha detto che avevamo dato fastidio a una delle loro ragazze ma non è assolutamente vero né è vero che avessimo avuto dei motivi per discutere. È stato puro bullismo, sia sabato sia quando sono venuti a Segni ed erano visibilmente alterati. Forse ci credevano inferiori, non lo so».


Cosa è successo prima del pestaggio?
«È stato tutto molto veloce, non so se ci avessero visto e poi seguito, so solo che a corso Turati hanno iniziato a dire che dovevamo andarcene e poi sono partite le botte, io per fortuna non le ho prese ma i miei amici sì».


C'erano altri ragazzi con loro?
«Almeno cinque, ne sono sicuro e l'ho detto alla polizia oltre ai due che hanno alzato le mani. Gli altri non li conosco se non di vista, non ho mai avuto modo di parlare o interagire con loro».


Cosa hanno fatto?
«Sono rimasti lì, l'aggressione è durata pochi minuti poi i due e gli altri sono scappati ma io ho pensato a Lorenzo».


Che ha ricevuto anche un calcio in viso cadendo a terra e sbattendo contro un'auto.
«Mi sono molto spaventato e per questo non li ho inseguiti. Ho alzato Lorenzo che aveva perso conoscenza e gli ho messo il giacchetto sotto la testa. Siamo state delle vittime senza motivo».


Lei e i suoi amici avete paura?
«Ci spaventa tornare a Colleferro perché magari gli amici dei due vogliono vendicarsi».


Perdonerebbe gli aggressori?


«Penso di sì ma soltanto nella misura in cui comprendessero di aver sbagliato. Lo ripeto ancora: è stato puro bullismo e questo no, non è accettabile perché il dialogo e il confronto devono sempre avere la meglio».
C. Moz.
M. Sba.
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Il Messaggero