«Aspetta che ti aggiungo su Facebook. Ma spostiamoci più in là». Più in là, verso largo di Porta Cavalleggeri, uno degli ingressi...
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Mette subito le cose in chiaro: «Non sono come gli altri clochard», e tradisce una punta di disprezzo. «Per me è importante lavorare, non piagnucolare e chiedere l'elemosina». Poi - come per farsi beffe degli sfortunati colleghi - mima la scena, increspa le labbra in una smorfia di sofferenza, affatica la voce, finge di dolersi verso immaginari passanti: «Money! Soldi, soldi...». Subito si toglie la maschera. Torna serio, chiarisce: «Nah! Non fa per me, non sono così».
Mostra la chitarra, infagottata nella custodia come se anche lei potesse sentire freddo in questi giorni di termometri a meno 2, poi sguaina il leggio per gli spartiti. «E ho appena comprato anche un microfono - aggiunge - Non chiedo la carità, mi piace esibirmi con la mia musica».
Il repertorio, va detto, è un filo vintage: George Michael, Stevie Wonder... «Ma leggo anche il Nuovo testamento e l'Odissea di Omero».
A renderlo più orgoglioso, però, è un'altra arte: il richiamo dei piccioni. «Basta che fischio e fanno quello che voglio».
INCANTATORE DI PICCIONI
Mostra, sempre sull'iPad, una sfilza di video in cui gli uccelli, a ogni sibilo, gli si posano sulla sua testa, sulle mani, vanno via e ritornano a comando. C'è chi apprezza e lascia mance, anche generose. L'obiettivo, d'altronde, non è una birra al discount, come fanno «gli altri», ribadisce, «che bevono tutto il giorno». Lui punta in alto: «Cerco soldi per un albergo, please», c'è scritto nel cartello piazzato sul marciapiede, accanto alle coperte. L'alternativa è un sottopasso in zona. Di passanti «dal grande cuore», racconta, «ogni tanto ne arrivano». Come qualche giorno fa, quando «in strada si tremava» e un uomo si è fermato «e mi ha dato 100 euro. Come l'ho convinto? Gli ho raccontato della mia vita, gli ho mostrato la felpa che indosso, di Papa Francesco, ha visto i libri dei pontefici che porto con me». Forse smosso da questa prova di fede, il passante, dice Frederic, «mi ha allungato due pezzi da cinquanta». Così ha potuto permettersi una notte in un 4 stelle vicino Termini. Ma in tutto, dice, di notti in hotel ne ha già passate «quattro», nelle ultime settimane, quelle del grande gelo.
LE MOSSE DI NINJUTSU
I rapporti con gli altri clochard non sono proprio idilliaci, come forse si era capito. «Mi hanno rubato il cellulare, mentre dormivo. Quando sto sveglio si tengono alla larga, sanno che pratico Ninjutsu. Chi mi disturba, lo stendo in un secondo».
Il futuro? Viaggiare. «Da ragazzo, con la famiglia, ho viaggiato molto: Spagna, Germania...». In Italia è tornato a settembre, dopo esserci stato nel 2013. Ora ha un calendario in testa: «Andrò a Gerusalemme per un anno. Poi Brasile, gli Stati Uniti». La Francia? «Lì mi sono scocciato, sono troppo famoso». Ride. Argomenta: «Mi riconoscono in tanti perché assomiglio a un cantante, Florent Pagny». Effettivamente una somiglianza c'è. «La gente mi ferma, mi fanno 50 selfie al giorno!», asserisce vanesio. Ma a volte, per svoltare la serata, si presta al gioco. «Vado in discoteca e scoppia il delirio, pensano che sia lui. Non sanno che il mio George Michael è molto meglio».
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Il Messaggero