Un caso irrisolto, un imputato assolto in primo grado dall'accusa di omicidio, ma ora a rischio condanna in appello. E, soprattutto, il cadavere di una donna riesumato a...
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Il corpo di lei era stato trovato accasciato sul pavimento, con una pantofola infilata al piede sbagliato. Per la Procura, si tratta di un omicidio. L'unico imputato è Ventura, difeso dall'avvocato Alessandro Gentiloni Silveri e prosciolto in primo grado. Nel motivare la sentenza, la Corte d'Assise aveva decretato l'impossibilità di stabilire le cause del decesso. Impugnando il dispositivo, lo scorso aprile, il procuratore generale Pietro Giordano ha fatto una ricostruzione diversa: «Ventura tramortiva la convivente, la afferrava per il collo e ne cagionava la morte», ha scritto nell'atto d'appello. Durante il dibattimento di secondo grado, il pg Arcibaldo Miller ha poi chiesto e ottenuto una nuova perizia - la quarta - per accertare in modo definitivo le cause del decesso della vittima, incaricando il professore di medicina legale Giovanni Pierucci, docente all'università di Pavia, di effettuare gli accertamenti. E' stato il perito a chiedere l'esumazione del cadavere.
IL DECESSO
I fatti risalgono al 16 giugno 2010. Ventura, che lavora come receptionist in un albergo in zona Pinciana, in tarda mattinata torna a casa, in via di Pietralata. Trova il cadavere della compagna accasciato in terra. Il corpo della Colaprisco è supino, una pantofola è indossata al piede sbagliato. Si tratta di un dettaglio che, per l'accusa, «depone a favore dell'ipotesi della ricomposizione del cadavere dopo l'aggressione». Interrogato, l'imputato dà versioni discordanti. Per il pg tenta anche di «crearsi un alibi». Per stabilire le cause della morte vengono effettuate tre indagini tecniche, ma nessuna dà risultati certi. Ventura, accusato di omicidio, viene assolto. Nel processo d'appello, però, le cose potrebbero andare diversamente.
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Il Messaggero