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Avevano occupato la grande sala dell’ex cinema Palazzo, nel quartiere San Lorenzo, a loro dire, per difendere uno spazio culturale. E per timore – era stata la spiegazione - che i nuovi gestori lo trasformassero in una sala giochi con slot machine e videopoker. Poi si erano opposti agli ufficiali giudiziari incaricati del sequestro, chiamando a sostegno gli attivisti e gli abitanti del quartiere. A dieci anni dal blitz, la procura ha chiesto la condanna a sei mesi di carcere, con l’accusa di occupazione abusiva per i dodici imputati finiti a processo, tra i quali l’attrice Sabina Guzzanti, l’allora deputato Pd Marco Miccoli, i consiglieri comunali dell’epoca Nunzio D’Erme e Andrea Alzetta, noto come Tarzan e protagonista dei movimenti romani, e, tra gli altri, dell’ex consigliere municipale di “La sinistra arcobaleno”, Fabiano Rosario. Era stato impossibile, al momento dei fatti, identificare tutti gli occupanti, circa 150 persone che, per giorni, avevano rivendicato l’ormai possesso della struttura, sgomberata, dopo anni di controversie, per ordine del prefetto solo lo scorso novembre.
LE INDAGINI
A mettere in moto le indagini a piazzale Clodio, nel 2011, era stato una denuncia della società “Le Camene”, che, impegnata a pagare un affitto da 15mila euro al mese, aveva richiesto l’intervento delle forze dell’ordine per riavere i locali.
LA REQUISITORIA
«Non ci possono essere dubbi sulla condotta degli imputati, né sulla loro identificazione che riguarda solo poche persone tra tutte quelle che hanno concorso in questo reato», ha sostenuto davanti al giudice monocratico Emilia Conforti, il vpo Antonio Carluccio, riportando la ricostruzione dei fatti della dirigente della polizia municipale che quel giorno era intervenuta senza autorizzare azioni di forza per evitare disordini. Alessio Palladino, legale della Camene S.p.a, la società privata dei locali, ha chiesto una provvisionale di 250mila euro su un danno totale stimato di oltre un milione e mezzo. «Gli occupanti - ha ricostruita nell’arringa - sapevano che l’ex cinema Palazzo non era un casinò ma un teatro alla berlinese appena ristrutturato e pronto per l’inaugurazione. Quaranta dipendenti hanno perso il lavoro. Di questo ne dovrebbe rispondere maggiormente Sabina Guzzanti, che, da principale imputata e protagonista del caso, ha dato visibilità e quindi una ingiusta copertura all’occupazione». Di diverso avviso i legali degli imputati: ‘«Nessuno di loro ha mai invaso Cinema Palazzo, lo dimostreremo».
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Il Messaggero