Cinema America, San Cosimato entra nel liceo Kennedy: in mille per il debutto

Cinema America, San Cosimato entra nel liceo Kennedy: in mille per il debutto
Le prime volte, i debutti, portano da sempre con sé uno speciale misto di ansia da prestazione e paura di deludere chi ha da sempre creduto in te. Soprattutto se è...

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Le prime volte, i debutti, portano da sempre con sé uno speciale misto di ansia da prestazione e paura di deludere chi ha da sempre creduto in te. Soprattutto se è un’intera città, non solo un rione, ad aspettarsi che quel tuo progetto faccia centro. E questo Valerio Carocci, anima e mente del Cinema America, reduce da mesi di scontri istituzionali per nulla sedati, lo sapeva bene, ieri sera, mentre aspettava, nel cortile del liceo Kennedy, che Roma rispondesse al suo appello. Il quarto - dopo le tre estati passate - ma questa volta a 200 metri di distanza da quella piazza San Cosimato dove, per adesso, c’è solo la sede della sua associazione, ma nient’altro. Niente cinema, niente programmi estivi, una sorta di inquietante deserto culturale estivo – a cui si accompagna la solita movida molesta trasteverina che non conosce argini. E all’appello hanno risposto in mille, puntuali, arrivati per la proiezione del film di Francesco Bruni, “Tutto quello che vuoi”. Alcuni con le immancabili sedie portate da casa, per essere sicuri di avere un posto davanti allo schermo allestito nel cortile del liceo.




«Siamo felici ed orgogliosi di vedere questo cortile di un Liceo pieno di pubblico – ha detto Carocci, salutando il pubblico - è la migliore risposta che si potesse dare ad una Piazza che, come San Cosimato, invece è rimasta vuota. Ringrazio la Regione Lazio, BNL e Siae perché ci hanno sostenuto in questa nuova impresa di animare ed aprire le porte di questa scuola, nuovamente, a tutta la città». In prima fila c’è anche Lidia Cangemi, la preside del Liceo Kennedy che ha permesso al rione di non disperdere l’esperienza portata avanti da questi 21 ragazzi. «La nostra scuola – ha detto - è uno spazio aperto agli studenti ogni giorno, ma siamo felici che questo spazio si possa anche aprire a tutta la città e diventare la città. Arrivano continuamente apprezzamenti dagli studenti dall'istituto, ne siamo felici. Ringrazio i ragazzi del Cinema America che, tra tante burrasche sono riusciti a fare tutto questo». La presidente del I Muncipio, Sabrina Alfonsi, definisce la preside del Kennedy «“un’eroina, che fa il suo lavoro molto e che tutti dobbiamo ringraziare. Siamo qui e siamo tantissimi, siamo 1000 ognuno sulla sua sedia, nessuno di noi ha pensato di non venire perchè l'arena si era allontanata. Siamo salitii tutti! Questo è il più grande ringraziamento del lavoro che questi ragazzi hanno fatto, hanno regalato un sogno a questa città che ne ha veramente pochi».
 

Emozionato per il debutto lo è anche chi avrebbe titolo per non esserlo affatto, quel Francesco Bruni che ha creduto in Carocci dalla prima proiezione: «È la prima volta che esco in una situazione pubblica dopo mesi, nel frattempo mi è passato un treno e sono felicissimo di essere qui stasera. Sono quasi più emozionato di quando questo film lo abbiamo presentato al Festival di Bari quasi un anno fa: il film è stato girato proprio qui intorno, quindi siamo tornati sul set». «E’ ora di finirla con queste battaglie a questi ragazzi del Cinema America, loro sono meravigliosi, la loro è una battaglia magnifica – ha aggiunto Giuliano Montaldo - Noi ci dobbiamio divertire, dobbiamo gioire insieme, dobbiamo studiare chi eravamo e capire chi siamo. Questo va fatto nelle scuole ed il fatto che in una serata come questa si faccia questa proiezione in una scuola è stupendo». Soddisfatti anche tutti i giovanissimi dell'Associazione Piccolo America - tra i 19 e i 30 anni - che hanno lavorato alla riuscita della serata. «Qui c'è un clima sereno e disteso - ha detto Federico Croce, Tesoriere dell'associazione -  i ragazzi sono rilassati, felici di aver vinto una grande sfida e battaglia. Ma c’è anche speranza per tornare in piazza San Cosimato». «Per me è una prima volta qui, con l'America - dice Giulio, 19enne arrivato appositamente da Milano per far parte del gruppo - e quello che mi ha colpito è l'atmosfera unica di queste serate: non ho mai vissuto nulla del genere nella città dalla quale provengo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero